COMUNICATO
Sanità e welfare

Sanità. Bimbo morto per circoncisione, Sassi (Misto): “Basta operazioni clandestine, intervengano aziende sanitarie”/ foto

Il consigliere dopo il caso del bimbo ghanese di Scandiano chiede di istituzionalizzare la pratica religiosa coinvolgendo Cup e medici di famiglia

Il consigliere Gian Luca Sassi (Misto), con un’interrogazione rivolta al governo regionale, interviene sulla vicenda del bambino di Scandiano, nel reggiano, morto a causa di un intervento di circoncisione eseguito nella propria abitazione dai genitori, di origine ghanese. Il politico, nello specifico, sollecita l’impegno della Regione Emilia-Romagna per “mettere un freno alle circoncisioni clandestine”. Chiedendo, in particolare, l’attivazione di “un protocollo che definisca la procedura operativa per effettuare gli interventi di circoncisione rituale nei presidi delle aziende sanitarie del territorio regionale: prevedendo un costo fisso (sostenibile da parte delle famiglie) per esami, consulenze preoperatorie, intervento chirurgico e visita di controllo successiva all’operazione”. Percorso, prosegue, “che dovrà essere attivato attraverso il Cup, previa impegnativa del medico curante”.

La circoncisione rituale maschile, si specifica nell’interrogazione, “è riconosciuta e ammessa dalla nostra legislazione nell’ambito della libertà di culto per la religione ebraica e, per analogia, a chi professa l’islam (nelle sue correnti) e alle popolazioni appartenenti ad altre religioni e tradizioni culturali (minoranze etniche africane)”. Ma, si rimarca, “può essere eseguita solo in strutture sanitarie che danno la disponibilità, con costi che spesso le famiglie non sono in grado di sostenere”.

Sassi chiede quindi all’esecutivo regionale di intervenire: “Le circoncisioni maschili eseguite clandestinamente, non da medici esperti, senza idonei strumenti e garanzie di igiene, asepsi e assistenza, sono pericolose e da contrastare”.

Il consigliere vuole anche sapere “quali sono gli effetti che ha prodotto sul territorio regionale un precedente protocollo sullo stesso tema, del 2008, che vedeva il coinvolgimento anche dei pediatri per informare le famiglie sulle implicazioni e le possibili complicanze medico chirurgiche che la circoncisione comporta e quindi per sconsigliare in maniera preventiva il ricorso a pratiche al di fuori dall’ambiente sanitario”.

(Cristian Casali)

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