L’effetto Covid si fa sentire all’Ausl di Imola, causando ritardi negli interventi chirurgici e nelle attività ambulatoriali e allungando i tempi delle prestazioni sanitarie per i pazienti.
Lo evidenzia, in un’interrogazione, Daniele Marchetti (Lega), chiedendo alla Giunta “se sono previsti a livello regionale, e se sono stati richiesti alle aziende sanitarie, dei piani di rientro come avvenuto lo scorso anno e, in merito ai piani presentati lo scorso anno, quali risultati siano stati ottenuti”.
Nell’atto ispettivo, firmato anche dai consiglieri Valentina Stragliati e Fabio Bergamini, si riporta che all’Ausl di Imola “il Covid ha dimezzato le ore di attività in sala operatoria e fatto aumentare (fino quasi a raddoppiarlo) il numero di quanti, nel Circondario, sono in attesa di un intervento chirurgico. I casi prioritari (oncologici e non) verrebbero comunque trattati già oggi nei canonici trenta giorni previsti il 98% delle volte. Si allungano, in parallelo, anche i tempi delle visite specialistiche, con allarme rosso per oculistica e pneumologia, che scontano anche la mancanza di personale”.
Dopo aver elencato i tempi di attesa e i numeri relativi alla situazione pre e post Covid, Marchetti scrive che, per tornare alla situazione pre pandemia, sono state programmate ore aggiuntive il sabato mattina ed è stato sottoscritto un accordo (già operativo) con l’ospedale privato accreditato San Pier Damiano di Faenza. A risentire dei ritardi non è solo la chirurgia, ma anche l’attività ambulatoriale, che non vede rispettati i tempi delle visite, in particolare di quelle fisiatriche, cardiologiche, dermatologiche e gastroenterologiche nonché di elettromiografie e spirometrie.
Il consigliere conclude affermando che “è assolutamente necessario recuperare le prestazioni in coda e accorciare quindi i tempi come è prioritaria anche l’apertura di tutte le agende delle prestazioni sanitarie che, purtroppo, sono state chiuse per svariati mesi”.
(Gianfranco Salvatori)