COMUNICATO
Sanità e welfare

Sanità Bologna. Galli (Fi): accordi di programma con Regione e Università, ulteriore contrazione unità operative

Il consigliere riporta l’esempio della ‘Case della Salute’, su cui “sono stati investiti milioni di euro”, strutture che, a suo avviso, “non decollano e non vicariano l’ospedale, che risulta depotenziato dai continui tagli”

L’accordo di programma tra Regione, Università e Nucleo tecnico di progetto sulle forme di integrazione nell’Area Metropolitana di Bologna siglato a giugno scorso è al centro di un’interrogazione di Andrea Galli (Fi). Secondo il consigliere il risultato dell’integrazione sarebbe “un’accentuazione del modello verticistico” in contrasto con quella che doveva essere una “semplificazione e de-burocratizzazione del sistema sanitario” tanto che “la creazione di organi di governo metropolitano serviranno a drenare risorse più che a distribuire meglio quelle residue”. Il consigliere chiede quindi alla Giunta se l’ipotesi di integrazione presupponga “l’ulteriore contrazione del numero di Unità operative complesse a direzione ospedaliera ovvero di dirigenze di secondo livello” e se l’obiettivo sia quello di un risparmio di risorse economiche.

Galli riporta anche l’esempio della ‘Case della Salute’ su cui “sono stati investiti milioni di euro”, strutture che “non decollano e non vicariano l’ospedale, che risulta depotenziato dai continui tagli”. Su questo punto Galli chiede che la Regione chiarisca se ci sia stato un risparmio economico o una riduzione degli accessi impropri e se ciò sia stato a carico dei Pronto Soccorso Metropolitani. Galli aggiunge, inoltre, che “la proposta di compensare le carenze di organico sul territorio attingendo alle scuole di specializzazione altro non sarebbe che spostare le stesse risorse in campo, a risultato zero”.

Il consigliere interviene anche sul tema formazione, “elemento ancora riconosciuto come eccellente e non incrinato dalla crisi di questi anni,” specificando che “non è fra le aree su cui le nuove riforme proposte dovrebbero mettere mano, lasciando ai Policlinici Universitari il ruolo fino ad ora efficacemente svolto”. La richiesta alla Regione è quindi di sapere “se la mobilità dei professionisti o di quelli in formazione assume caratteristiche di volontarietà o presunta obbligatorietà, e, in caso affermativo, con quale inquadramento giuridico e contrattuale”.

(Francesca Mezzadri)

 

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