L’indagine “Mondo sepolto” coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna che ha portato a individuare e colpire l’associazione a delinquere costituita da due cartelli di imprese di pompe funebri che si spartivano i servizi nelle camere mortuarie dell’ospedale Maggiore e del policlinico Sant’Orsola-Malpighi, creando un monopolio nel settore, è oggetto di una risoluzione del Pd, primo firmatario Stefano Caliandro, che impegna la Giunta “a sollecitare il governo ad adottare misure di riordino del settore, anche attraverso la revisione delle norme in materia di lotta alla corruzione e di contrasto all’elusione fiscale, prevedendo l’aumento degli importi detraibili per spese funebri”.
La Regione – ha ricordato Caliandro – si è dotata di strumenti legislativi e amministrativi importanti per contrastare possibili forme di collusione tra personale sanitario e operatori delle imprese che attive nel settore dei servizi funerari, anche recependo le indicazioni in materia dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Alla luce di quanto emerso dall’indagine penale, il capogruppo ha chiesto all’esecutivo regionale anche “di favorire il turn over del personale delle camere mortuarie e l’effettivo controllo in loco sulle modalità di organizzazione del servizio nonché di costituirsi parte civile al futuro processo”. La risoluzione, votata per parti separate, è stata approvata a maggioranza.
All’atto d’indirizzo del Pd è stata abbinata una risoluzione di Silvia Piccinini (M5s), che impegna la Giunta “a intervenire sul Comune di Bologna affinché riveda la decisione di individuare un consorzio privato di imprese di onoranze funebri quale socio privato della società cimiteriale del Comune, in contrasto con la legge regionale che impone la separazione societaria nel caso in cui il gestore dei servizi pubblici cimiteriali e necroscopici svolga in modo diretto anche attività funeraria”. In risposta a Caliandro, la capogruppo dei 5stelle ha ricordato come il governo abbia già inasprito le norme per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione (decreto “Spazzacorrotti”) e che, quindi, debba essere la Regione ad adeguare il proprio impianto normativo alle innovazioni introdotte a livello nazionale. Il tema vero – ha criticato la pentastellata – sono i mancati controlli da parte dei soggetti preposti: Comune di Bologna, aziende sanitarie e Regione. La risoluzione è stata respinta, così come un emendamento all’atto d’indirizzo del Pd.
Daniele Marchetti (Ln) ha puntato il dito contro il tentativo del Pd di chiamare in causa il governo, quando, invece, i controlli erano in capo alla Regione, che, in tutta evidenza, non è stata in grado di garantirli. Per questo, il consigliere ha invitato l’esecutivo regionale a modificare le norme regionali in materia e a costituirsi parte civile nei confronti dei responsabili.
Giuseppe Paruolo (Pd), nel rivolgere un invito ai soggetti interessati per rafforzare i controlli e alla Regione per fare un tagliando alle norme in materia di servizi cimiteriali e funerari, ha chiamato in causa il Comune di Bologna per la scelta societaria operata, ricordando come, nel corso del proprio mandato da assessore (2004-2009), avesse proposto l’istituzione di una società interamente pubblica con socio il Comune di Ferrara. Per il consigliere, quindi, il problema della governance dei servizi cimiteriali e funerari del Comune di Bologna esiste e deve essere risolta. Per questo il dem, in modo difforme dal resto del gruppo, ha votato a favore della risoluzione proposta da Silvia Piccinini.
Igor Taruffi (Si) ha invitato le forze politiche e la Giunta ad aprire una riflessione sul funzionamento del sistema di regolazione e di controllo dei servizi pubblici, sia nazionali sia locali. In particolare, per quanto riguarda il modello di gestione del sistema dei servizi cimiteriali e funerari, il capogruppo ha evidenziato come un mix pubblico-privato come quello individuato dal Comune di Bologna presti il fianco a conflitti di interessi e indebite commistioni, in quanto si crea una governance che finisce per favorire gli interessi privati a scapito di quelli pubblici.
Per Giancarlo Tagliaferri (Fdi) è urgente fare piena luce su come avveniva il contatto tra i familiari delle persone decedute e gli operatori delle imprese di onoranze funebri nelle camere mortuarie degli ospedali nonché quale fosse il ruolo di indebita intermediazione del personale sanitario. Questo – ha spiegato il capogruppo – per contrastare ogni fenomeno di corruzione e concorrenza illecita.
Andrea Galli (Fi) ha ricordato come già dal 2011 il consigliere Bignami (oggi deputato di Fi, ndr), tramite un’interrogazione, avesse sollevato il problema di quanto avveniva nelle camere mortuarie degli ospedali di Bologna. La risposta della Giunta regionale – rimarca il capogruppo – fu che i controlli erano severi e puntuali. Questo significa, ha criticato il forzista, che da allora la Regione non ha fatto alcunché e, quindi, che l’impegno chiesto oggi dal Pd al governo, per quanto condivisibile, è tardivo. L’unico aspetto davvero interessante della risoluzione dei dem – ha concluso Galli – è la richiesta di elevare a 10mila euro l’importo deducibile delle spese funerarie, oggi limitato a 1.500 euro.
Katia Tarasconi (Pd) ha puntato il dito contro l’opacità che caratterizza il settore delle imprese funebri, proponendo di inserire le spese funerarie nel paniere Istat e di costituire società comunali a controllo pubblico per garantire ai ceti sociali più deboli il diritto a esequie dignitose.
Michele Facci (Misto-Mns) ha sottolineato come il problema dei mancati controlli sia evidente e non sia affatto sfuggito alla Procura. Nonostante le precise indicazioni dell’Anac – ha rimarcato il consigliere – la soglia di attenzione non è stata elevata e la responsabilità ricade sulla struttura amministrativa delle Aziende sanitarie e della direzione Sanità della Regione. La risoluzione del Pd – ha affermato il sovranista – tenta di coprire queste responsabilità amministrative, ma l’imbarazzo della maggioranza e della Giunta per l’accaduto è manifesto.
Oltre che da Stefano Caliandro la risoluzione è sottoscritta da Paolo Calvano, Barbara Lori, Roberto Poli, Giorgio Pruccoli, Manuela Rontini, Luca Sabattini, Giuseppe Boschini, Luciana Serri, Mirco Bagnari, Valentina Ravaioli, Roberta Mori, Francesca Marchetti, Gianni Bessi, Paolo Zoffoli, Alessandro Cardinali, Nadia Rossi, Giuseppe Paruolo, Katia Tarasconi, Fabrizio Benati, Enrico Campedelli, Gian Luigi Molinari, Marcella Zappaterra.
(Luca Govoni)