COMUNICATO
Sanità e welfare

Sanità. Facci (Mns): rivedere l’accordo del 2010, in montagna devono esserci i punti nascita/ foto

Il consigliere cita il recente caso di una donna di Gaggio Montano che ha partorito sull’ambulanza: “Senza punti nascita in montagna si mette a serio rischio la salute delle partorienti, oltre che del nascituro”

È Michele Facci del Movimento nazionale per la sovranità a chiedere al governo regionale, con una risoluzione, di riaprire una trattativa con il ministero della Salute, con l’obiettivo di superare l’accordo del 2010, per “mantenere i punti nascita ospedalieri nelle aree montane e disagiate della regione, ripristinando anche quelli già soppressi”.

La Regione Emilia-Romagna, spiega il consigliere, “ha chiuso diversi punti nascita in ospedali di montagna, sulla base del tetto minimo di 500 parti annui”. Però, prosegue, “da più parti, anche a livello governativo, sono state espresse perplessità sul limite dei 500 parti l’anno per le strutture sanitarie delle zone disagiate, vista l’evidente ricaduta negativa per l’utenza”.

Il sovranista, sul merito, evidenzia che “nei giorni scorsi una donna residente a Gaggio Montano ha partorito in ambulanza lungo la strada Porrettana, nel viaggio verso il reparto nascite dell’ospedale Maggiore di Bologna”. Senza punti nascita in montagna, conclude quindi il consigliere, “si mette a serio rischio la salute delle partorienti, oltre che del nascituro”.

(Cristian Casali)

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