Un Decreto del ministro della Salute del 9 dicembre 2015 (“Condizioni di erogabilità e indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale”) individua le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Questo Decreto, entrato in vigore il 21 gennaio scorso, “dopo un’accurata disamina da parte di quasi tutte le organizzazioni sindacali, degli Ordini professionali e delle maggiori associazioni di categoria dei medici di famiglia è stato giudicato trattarsi di un atto normativo di difficile applicazione e che contrasterebbe con il giuramento dei medici di agire secondo scienza e coscienza, ledendo alla base il rapporto tra pazienti e medici”. E’ quanto si legge in una risoluzione presentata dai consiglieri M5s Giulia Gibertoni (prima firmataria), Andrea Bertani e Raffaella Sensoli.
I consiglieri sottolineano come i medici curanti, d’ora in poi, potranno prescrivere determinate prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale, fra cui le diffusissime analisi di laboratorio o gli esami radiologici, “soltanto se risultino soddisfatte certe pre-condizioni, ovvero se l’assistito corrisponde ai criteri per cui la prestazione del caso può essere garantita gratuitamente (salvo il ticket) dallo Stato”. Gibertoni e colleghi ricordano come alcune Regioni abbiano annunciato la richiesta di una di moratoria sull’entrata in vigore delle “indicazioni di appropriatezza prescrittiva” e delle “condizioni di erogabilità” sugli esami medici, introdotti dal citato Decreto, e invitano la Giunta regionale a chiedere una moratoria del Decreto sull’appropriatezza prescrittiva, successivamente, “a chiederne il ritiro o almeno una riformulazione che cancelli le sanzioni a carico dei medici e, soprattutto, le inique limitazioni alla fruizione di prestazioni sanitarie, ritenute necessarie sia dai cittadini che dai medici di famiglia e dalle loro organizzazioni di categoria, che violano il giuramento prestato dai medici di agire secondo scienza e coscienza”.
Inoltre, gli esponenti M5s chiedono alla Regione di “impartire chiare diposizioni, rivolte ai medici di famiglia, su come agire in mancanza di software gestionali aggiornati, al fine di effettuare le prescrizioni, anche nell’impossibilità di modificarle con note e sigle non previste nel disciplinare delle ricette dematerializzate”.
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(rg)


