Verificare che i prodotti agricoli importanti dall’Ucraina non siano inquinati dall’uranio impoverito contenuto nelle armi usate nel conflitto in corso.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) che ricorda come “è di pochi giorni fa la notizia, secondo l’Agenzia Reuters, che nel prossimo pacchetto di aiuti militari degli Stati Uniti all’Ucraina, che avrebbe un valore compreso tra i 240 e i 375 milioni di dollari, ci saranno anche le ben note, per i loro devastanti effetti, munizioni perforanti all’uranio impoverito: questo tipo di munizionamento ha già ampiamente dimostrato, nei contesti di guerra in cui è stato utilizzato, il suo effetto cancerogeno che potrebbe avere su chi ne viene a contatto in qualsiasi modo, anche a distanza di anni dal suo utilizzo, essendo un contaminante persistente delle matrici ambientali, di acqua, aria e soprattutto suolo”.
Gibertoni sottolinea come “il porto di Ravenna è uno dei terminali più importanti per le importazioni agricole provenienti dall’Ucraina, da qui l’importanza di ricercare ed escludere, già in quella sede, ogni traccia di contaminazione radioattiva o di inquinanti di qualsiasi altro tipo, controlli che andranno proseguiti, con eguale accuratezza, anche oltre il termine del conflitto”.
Da qui l’atto ispettivo per chiedere alla giunta “se non ritenga opportuno agire, in ogni sede possibile e con ogni iniziativa che possa contribuire al processo di pace o quanto meno andare verso un cessate il fuoco, affinché si vada verso una de-escalation del conflitto ucraino, quali controlli, in particolare aggiuntivi, vengano effettuati su tutte le importazioni agricole di origine ucraina, specificatamente i cereali e i semi oleosi e derivati, per la ricerca di contaminanti radioattivi o tossici nel porto di Ravenna e quali garanzie si abbiano che tali controlli verranno mantenuti nel tempo”.
(Luca Molinari)