Sì all’avvio di azioni mirate a un idoneo approfondimento diagnostico nei casi di morte in utero e offrire, a partire dai luoghi di cura, un adeguato supporto psicologico alle donne e al partner per elaborare il lutto. L’Assemblea legislativa ha approvato la risoluzione presentata dalla Lega e sottoscritta da Valentina Stragliati (prima firmataria) e Maura Catellani. Sulla risoluzione sono state presentate sette proposte di emendamento da parte della maggioranza.
“L’aborto spontaneo -ha spiegato Stragliati- è la più comune causa di morte di un bimbo durante la gravidanza. Aborto e perdita perinatale sono associati a considerevoli problemi psicosociali come depressione e disturbi d’ansia. Per questo è necessario offrire sostegno fin dal momento della diagnosi di aborto e morte in utero. Ancora alla data attuale, sul sito istituzionale della Regione Emilia-Romagna, alle donne che necessitano di supporto informativo sul tema dell’aborto spontaneo e della perdita perinatale, le uniche scarne informazioni sull’argomento si trovano nella sezione ‘Informa famiglie e bambini’, che rimandando alle sottosezioni territoriali. Perdere un bambino è un’esperienza dolorosa per superare la quale è necessario un percorso con personale specializzato”.
“In Italia -ha aggiunto la consigliera- secondo i dati risultano tra il 25% e il 30% delle gravidanze gli aborti spontanei diagnosticati. La donna deve subire accertamenti, visite e nel peggiore dei casi interventi come il raschiamento. Tutto ciò spesso si deve affrontare in luoghi e spazi con donne che devono portare avanti una gravidanza in modo regolare. È necessario tenere in considerazione anche questo aspetto psicologico. Chiediamo accortezze e maggiore sensibilità per queste donne”.
Per Marcella Zappaterra (Partito democratico) “questa risoluzione è l’esempio di come il confronto di merito su temi che toccano i cittadini fa sì che tutti i gruppi condividano atti in modo unitario. L’aborto comporta problematiche psicologiche che richiedono politiche pubbliche e una efficace presa in carico. In questa regione ci sono già buone pratiche attuate ma condividiamo la necessità di tenere alta l’attenzione e fare uno sforzo importante su questo tema. L’Emilia-Romagna già dal 2014 ha predisposto una sorveglianza della mortalità in utero cui è seguito un ulteriore miglioramento nel 2019. Sono d’accordo sulla presa in carico specifica delle coppie e ricordo che nei consultori esiste un’attività psicologica. Molto è stato fatto e molto si deve fare per cui è giusto esprimersi in modo condiviso su questa risoluzione”.
(Lucia Paci)