Prevedere cure più appropriate e personalizzate per meglio rispondere alle specifiche esigenze di ogni cittadino, con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’organizzazione dei servizi sociosanitari. Questo è quello che si pone la medicina di genere, un approccio già particolarmente diffuso in Emilia-Romagna.
Il tema è stato approfondito in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Gian Carlo Muzzarelli, in congiunta con la commissione per la Parità e per i diritti delle persone e cultura, presieduta da Elena Carletti.
Il presidente Muzzarelli spiega, infatti, che “la medicina di genere è una priorità strategica della sanità pubblica; l’obiettivo è anche quello di ridurre le diseguaglianze e l’Emilia-Romagna, in questi anni, si è distinta per tradurre questo approccio in pratiche concrete. Sono diversi i progetti attivati e il lavoro è in continuo aggiornamento”. Sulla stessa linea la presidente Carletti: “Oggi inizia un percorso di confronto per affrontare più da vicino certe complessità; particolarmente importante l’impegno su questo tema in Emilia-Romagna. Per fare un esempio, c’è in regione una particolare richiesta di attenzioni sull’endometriosi. C’è la necessità di insistere sulla formazione a tutti i livelli, perché quello della medicina di genere è un tema in continua evoluzione”.
Interviene in commissione l’assessore regionale Massimo Fabi, che ribadisce l’impegno della Regione Emilia-Romagna su queste tematiche: “Sbagliato offrire un sistema di cura standardizzato, dobbiamo invece lavorare sulle diversità, a partire da quelle di genere. Diffondere una cultura di attenzione al genere e alle differenze significa dare risposte sanitarie più attente ai bisogni della persona, migliorando anche la relazione di cura tra medico, operatori sanitari e paziente. Siamo tra i primi in Italia a valorizzare questo tipo di approccio, a partire dal tema della ricerca. Lavorare sulle differenze di genere rappresenta, quindi, uno dei nostri obiettivi di mandato. Calibrare meglio gli interventi sanitari vuole dire, tradotto, qualità nella cura e nell’assistenza”.
Per Simona Larghetti (Alleanza verdi sinistra) “è positivo il lavoro in Emilia-Romagna, importante diffondere questo approccio sul genere, come è utile l’aspetto relazionale tra medico e paziente”. Aggiunge: “Ci sono poi malattie prettamente femminili, come ad esempio l’endometriosi, meno studiate di altre, quindi con più difficoltà su diagnosi e cura”.
Ludovica Carla Ferrari (Partito democratico) sulla stessa linea: “Ancora le strutture sanitarie non sono consapevoli su alcuni aspetti che non sono psicologici ma oggettivi, penso, ad esempio, alla fase della gravidanza, si minimizzano ancora alcuni sintomi, spesso sottovalutati”. Sull’endometriosi: “L’endometriosi, poi, è una patologia ancora sottovalutata, serve lavorare sul problema”.
Anche per Nicola Marcello (Fratelli d’Italia) “alcune malattie necessitano di un approccio interdisciplinare, penso alla fibromialgia, anche sul tema della fertilità serve lavorare di più”.
(Cristian Casali)
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