Cosa vuole fare la Regione per il punto di nascita di Mirandola, in provincia di Modena? L’esternalizzazione di alcune prestazioni ospedaliere è temporanea o definitiva?
A chiederlo, in un’interpellanza, è Stefano Bargi (Lega) che ha sottolineato: “Occorrono obiettivi chiari su come mantenere il punto nascita. A Mirandola si registravano 500 parti all’anno: era considerato un numero fondamentale, poi sceso, nonostante l’ospedale restasse uno dei più importanti del territorio modenese. La mancanza di personale ha fatto sì che si eseguano solo parti fisiologici, dovendo optare per Carpi, Modena, Suzzara o strutture lombarde per i cesarei, generando un flusso negativo per le nostre Ausl”.
Visto il coinvolgimento delle cooperative private per sopperire alla mancanza di personale, anziché potenziare il servizio, sarebbe interessante capire se i livelli di sicurezza del punto nascite vengono garantiti. Pare comunque che si otterrà un’ulteriore deroga per il mantenimento del punto nascite con la motivazione che il territorio si trova nel cratere sismico. Ma ci sembra una motivazione debole. Occorre trovare una soluzione strutturale e capire le intenzioni dell’amministrazione per il punto nascite di Mirandola”.
Ha risposto l’assessore alla Sanità Raffaele Donini: “L’ospedale di Mirandola non si caratterizza solo per il punto nascita. Ha visto investimenti di Regione e Ausl in forte crescita, che saranno programmati anche nei prossimi anni, e i sindaci del territorio sono costantemente informati. Ci sono svariate strutture complesse dove sono stati nominati nuovi primari e si sono organizzati coordinamenti infermieristici. Questo potenziamento ha portato un aumento dell’attività chirurgica, di ortopedia, del day surgery e sono stati recuperati gli interventi fermi per la pandemia. La Regione sta cercando di affrontare le difficoltà del punto nascite per non mettere a rischio il lavoro dei professionisti e per tutelare le partorienti. Il settore dell’ostetricia soffre la carenza di personale e l’Ausl di Modena ha garantito la turnazione di professionisti di tutto il territorio e lo scorrimento di graduatorie concorsuali anche fuori regione. La strada non è quella delle cooperative ma delle assunzioni strutturali”.
Il consigliere si è detto non soddisfatto: “Che la deroga fosse richiesta era noto ma il nostro tema era l’intenzione politica dell’amministrazione. Ciò che è stato fatto è noto. Manca sapere cosa si vuol fare anche a fronte della diminuzione delle nascite sotto le 500 all’anno. C’è un problema che va gestito a livello regionale per sostenere un territorio che tende a essere isolato”.
(Lucia Paci)