A che punto è l’iter per poter riaprire il punto nascite a Pavullo nel Frignano, nel modenese, quale sia il protocollo per riprendere l’effettuazione dei parti, quali le condizioni tecnico-professionali da adottare per varare un servizio indispensabile non solo per le donne che vivono nelle aree montane, ma anche per rendere concreta ed efficace qualsiasi strategia diretta alla rinascita del nostro Appennino e all’inversione del processo di invecchiamento e spopolamento?
Le richieste alla Giunta sono della consigliera Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) in una interrogazione nella quale ricorda che l’assessore alla Sanità, Raffaele Donini, aveva risposto a un suo atto ispettivo sulla possibilità di riaprire i punti nascita nelle aree montane. L’assessore disse che la Giunta aveva deciso di “predisporre un protocollo operativo sperimentale da condividere con il ministero della Salute per garantire l’assistenza alla nascita in sicurezza nelle zone montane”. L’obiettivo era quello di garantire le condizioni di sicurezza. A causa della lunga parentesi dovuta all’emergenza pandemica i tempi si erano allungati. Comunque, il 9 settembre 2020, la Regione informò di aver predisposto un protocollo che doveva essere poi inviato al ministero della Salute.
Piccinini sottolinea quindi la necessità di “assicurare ora la massima tempestività per la riapertura dei punti nascita in montagna”. Serve, anche per il punto nascite di Pavullo – conclude la consigliera M5s – come per il recente rinnovo dell’ospedale di Porretta “un chiaro e definitivo pronunciamento del livello nazionale di governo, vale a dire del comitato ministeriale nascite, per consentire la deroga rispetto al numero minimo di parti necessari”.
(Gianfranco Salvatori)