Ha avuto parere favorevole lo schema di delibera della Giunta sulle “Linee di programmazione e finanziamento delle aziende sanitarie per il 2021”. Il voto favorevole è stato espresso dai consiglieri di maggioranza – l’opposizione ha votato contro – in commissione Politiche per la salute e politiche sociale, presieduta dalla vice presidente Francesca Maletti.
Mentre la maggioranza ha apprezzato le linee guida della delibera, pur auspicando un intervento anche in Assemblea su Case della salute, ospedali di comunità e medicina territoriale, l’opposizione ha criticato diversi punti del documento, fra cui il recupero delle prestazioni annullate per l’emergenza Covid, gli organici negli ospedali, l’interruzione di gravidanza con l’utilizzo della RU 486 nei consultori, le Case di comunità nonché il fatto che non sia stato messo a disposizione dei consiglieri il documento, che doveva essere presentato il 31 ottobre.
Al termine della presentazione della delibera è intervenuto l’assessore alle Politiche per la salute, Raffele Donini.
Complessivamente, il finanziamento per la programmazione 2021 è di 9,1 miliardi. Di questi, 7,7 miliardi saranno utilizzati per il finanziamento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza); 244 milioni per integrare la quota capitaria a supporto dei disavanzi; 73 milioni per il servizio integrato sanità e università; 275 milioni per la qualificazione delle Asl; 48 milioni per ricerca e innovazione; 572 milioni per il servizio sanitario regionale, di cui l’accantonamento (180 milioni per il personale e 22 per la dirigenza) per i rinnovi contrattuali del periodo 2019-2021 (con un incremento nel 2022).
La delibera sulla sanità, che risente anche nel 2021 della pandemia, individua le risorse per ogni azienda Asl: il fabbisogno standard nazionale per il 2022 è 122 miliardi e all’interno c’è una quota per le emergenze 2020 (1,4 miliardi). Ulteriori risorse sono previste per le emergenze 2021 e per l’Emilia-Romagna ci sono 140 milioni. I rimborsi 2020 erogati dalla struttura commissariale ammontano a 1 miliardo in tutta Italia e alla nostra regione sono arrivati 216 milioni, aggiunti ai 17 già erogati, e altri 250 milioni dalla riprogrammazione dei fondi europei.
In totale, per il 2021, all’Emilia-Romagna spettano 8,6 miliardi per il fabbisogno standard, di cui 62 milioni per gli obiettivi del piano; 45 milioni per il per fondo farmaci innovativi non oncologici, 35 milioni per i farmaci innovativi oncologici: in totale 876 milioni a cui si aggiungono i 140 dei decreti emergenziali. Inoltre, ci sono i finanziamenti provenienti dal bilancio della Regione, un totale di 131 milioni (89,9 milioni per il fondo regionale della non autosufficienza, 8,5 milioni per l’esenzione del ticket delle visite specialistiche per le famiglie con più di un figlio, 13 milioni per gli indennizzi degli emotrasfusi, 20 milioni per la copertura delle perdite pregresse, prima del 2011).
Il 2020 è stato caratterizzato dai costi per il Covid. Ma i finanziamenti Covid sono calati di 127 milioni e mancano rimborsi e fondi europei (un calo complessivo di 483 milioni uniti a 127 dei fondi per le emergenze) per un totale di 700 milioni. La Regione, poi, ha annullato tutte le partite accantonate negli anni dando alla programmazione aziendale una quota ulteriore di 207 milioni.
La delibera fissa degli obiettivi: oltre al contrasto al Covid, fra i più importanti ci sono: il piano di prevenzione, il programma degli screening oncologici, il piano territoriale, lo sviluppo delle Case di comunità, la riduzione delle liste di attesa per la medicina specialistica, i farmaci e i dispositivi medici, il sistema di interventi sociosanitari per non autosufficienti, anziani e disabili.
Infine, la delibera include la garanzia di sostenibilità economica, con un audit interno per i bilanci, il miglioramento dell’attività produttiva e dell’efficienza, gli acquisti tramite Intercenter, l’ottimizzazione delle risorse umane e il sistema regionale di gestione diretta dei sinistri.
Il dibattito è iniziato con i problemi fatti risaltare dalla minoranza. Secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia, Marco Lisei, “fra le criticità spicca il mancato recupero delle prestazioni sanitarie arretrate, avvenuto solo in parte. Ci sono, poi, difficoltà nel reperire organici per alcuni reparti, tipo i pronto soccorso. Chiediamo quali siano le linee indirizzo e se ci saranno ulteriori risorse”.
Anche la capogruppo di Forza Italia, Valentina Castaldini, ha chiesto chiarimenti sul futuro della sanità e “sulla situazione Covid, sui vaccini e sullo screening”. Castaldini ha anche posto sul tavolo l’applicazione del Registro tumori e si è detta “preoccupata perché sei mesi fa gli screening oncologici erano molto indietro”. La consigliera azzurra ha chiesto un focus sulle Case di comunità, sulla medicina di prossimità, sull’interruzione volontaria di gravidanza fino al 63° giorno, con un trattamento solo farmacologico che “credo avverrà senza ospedalizzazione”. Infine, ha sollecitato la Giunta a spiegare perché le farmacie debbano rilasciare lo Spid, quando non è di loro competenza.
Daniele Marchetti (Lega) ha esordito citando “i dati preoccupanti di alcune Asl riguardo le liste di attesa per i ricoveri e le visite specialistiche. Bonaccini ha sempre attaccato la Lega sostenendo che vuole privatizzare sanità, ma nella delibera ci sono moltissimi riferimenti al privato accreditato e se ne parla in termini di azioni prioritarie. Il Sistema sanitario regionale deve restare pubblico, ma non va demonizzato l’apporto del privato”. Luci e ombre, inoltre, su Case della salute e ospedali di comunità, con territori che hanno più contributi e altri meno. Questa delibera, ha scandito il consigliere, “è una presa in giro, perché portare un report scaduto il 31 ottobre 2021 è un’azione a scatola chiusa, e noi non possiamo visionarlo, e non si capisce quali azioni metterete in campo”. Secondo Simone Pelloni (Lega) proporre l’interruzione farmacologica della gravidanza solo in ambulatori e consultori “e in regime sperimentale è contrario alla legge, che nega l’ambito ambulatoriale. Dopo la somministrazione ritengo sia necessario un monitoraggio”. Il taglio dei posti letto, con il decreto Lorenzin, durante la pandemia ha portato a un “punto critico che ha bloccato l’attività ordinaria degli ospedali. Degli 800 posti tagliati ne sono stati recuperati solo 197. Infine, la programmazione degli ospedali di comunità è ferma al 2019”.
Palma Costi (Partito democratico) ha sottolineato come, purtroppo, “nel 2021 sia continuata l’emergenza pandemica che ha impegnato tutta la sanità”. Due gli aspetti principali: “E’ importante l’assistenza sanitaria collettiva. E sulla prevenzione non si può abbassare la guardia”. L’altro tema, per la consigliera dem, “è l’assistenza territoriale. In Emilia-Romagna le Case della salute sono una realtà e si sperimentano gli ospedali di comunità e la telemedicina. Ma dietro a Casa della salute e ospedale di comunità, così come delle istituende Case di comunità, c’è l’idea più avanzata di medicina territoriale e qui sarebbe utile un confronto. Sulla presa in carico, e non solo il fornire la prestazione, della Casa di comunità, serve un approfondimento da parte dell’Assemblea”.
L’assessore Donini ha riconosciuto che “dagli interventi emerge la domanda di conoscere la situazione attuale e futura rispetto al Servizio sanitario regionale che si appresta a convivere con questa fase della pandemia che lo ha investito nel 2020, ma anche nel 2021. Perché alla lotta contro il Covid, si aggiungono il recupero delle prestazioni e le vaccinazioni”. Tre i fronti individuati dal titolare della Salute: contrasto alla pandemia (“prima del Covid avevamo 500 posti di Terapia intensiva, oggi sono 1.000”), potenziamento della sanità territoriale e ospedaliera (“insistere su specializzandi e borse di specializzazione, e far sì che sia più attrattivo la professione nel reparto di emergenza e urgenza, cioè il pronto soccorso”) e riorganizzazione “del sistema per intercettare la domanda di salute che il cittadino esprime impropriamente recandosi al pronto soccorso. Va sviluppata l’offerta di presa in carico territoriale, anche in orari e giorni dove per il cittadino sia più facile essere visitato”.
Sul Covid, Donini ha ricordato che la vaccinazione è estesa: “Siamo vicini al 90% di persone con la prima dose e oltre l’86% con due dosi. Iniziano le terze dosi e siamo già al 9% di tutte quelle inoculate in Italia per la popolazione più vulnerabile: immunodepressi, anziani con co-morbilità e non vaccinati”. Nel 2020 le spese hanno superato gli 870 milioni, in parte coperti dallo Stato, dal commissario e dalle Regioni: “Quest’anno ci risiamo, mancano in totale 2,2 miliardi alle Regioni per pareggiare il bilancio 2021″. Donini ha concluso sulle case di comunità e sugli ospedali di comunità. Il Pnrr chiede di compiere 91 interventi, ma noi abbiamo già 130 Case della salute (che dovranno diventare di comunità). Realizzeremo 91 nuove case comunità e adegueremo le Case della salute”.
(Gianfranco Salvatori)