La Regione Emilia-Romagna dovrebbe rendere noto se gli uffici dell’ente rispettano i criteri per prevenire il rischio Radon.
A chiederlo è Marco Pettazzoni (Ln), in una interrogazione alla Giunta in cui ricorda che “il radon è un gas radioattivo presente in natura, chimicamente inerte, inodore incolore e privo di sapore. È prodotto dal radio nella catena di decadimento dell’uranio, elemento presente in quantità variabili in tutte le rocce e nel suolo. Quando si libera dal sottosuolo passando nell’aria i suoi prodotti di decadimento emettono radiazioni alfa, se inalato può indurre alle cellule polmonari danni al Dna”. Come sottolinea il consigliere, “diversi uffici si trovano al piano seminterrato dove è maggiore la concentrazione del gas”.
Pettazzoni inoltre, nel rilevare che la Regione ha attivato uno specifico gruppo di lavoro finalizzato ad una lettura integrata delle informazioni già disponibili rispetto al rischio Radon e alla eventuale progettazione delle azioni da mettere in atto per arrivare all’identificazione delle aree di territorio a elevata probabilità di alte concentrazioni, chiede quindi se si prevede una nuova mappatura cartografica che aggiorni l’indagine statistica regionale pubblicata nel 2008 e se si intende tenere conto del rischio nell’elaborare il Piano di sviluppo rurale, in coordinamento con i Piani strutturali comunali.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
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