COMUNICATO
Assemblea

Scuola. Informativa Salomoni su ripresa delle superiori in presenza. Pd-M5s: “Sentenza Tar? Si sostituisce a chi fa scelte di governo”. Le destre: “Puntiamo su test rapidi in classe”

L’assessora Paola Salomoni in commissione: “Steward alle fermate degli autobus e monitoraggio anche a bordo”

Dopo quattro giorni dalla ripresa delle lezioni in presenza al 50% in Emilia-Romagna, l’assessora alla Scuola Paola Salomoni è chiamata a fare il punto in commissione Cultura (guidata da Francesca Marchetti), tra indice Rt, vaccini e mezzi di trasporto adeguati per la presenza degli studenti.

“L’8 gennaio scorso- precisa Salomoni- si era scelto di non aprire la didattica in presenza in funzione di parametri in peggioramento. Peggioramento che poi c’è stato e una parte dei parametri erano stati considerati rischiosi tanto da spingerci quasi in zona rossa. Poi la sentenza del Tar arrivata il 15 gennaio ha detto che la scelta della Regione non era legittima, quindi sono state messe in moto procedure per la ripartenza al 50%”. Per questo, “l’intenzione è di rendere più frequenti i tamponi gratuiti per studenti e familiari conviventi, passando da uno ogni tre settimane a uno ogni due settimane. Questo permetterà un maggior controllo della situazione di contagio”. C’è poi il capitolo trasporti: “È in costante monitoraggio, così come tutte le situazioni di assembramento. Sono previsti steward davanti alle fermate degli bus”. Certo, “questo sistema è in opera solo da lunedì e il monitoraggio messo in campo ci permetterà di migliorare. Anche per questo sollecitiamo i territori di comunicare le situazioni di sovraffollamento”. Ultimo tema, riguarda il pericolo di abbandono scolastico: “Nel piano- precisa l’assessora- prevediamo stimoli per gli studenti che li orientino per fare emergere i loro talenti”.

Una “informativa tecnica”, secondo il consigliere di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo, “ma che ha poche valutazioni politiche: dall’assessora dell’Emilia-Romagna mi sarei aspettato anche una valutazione politica, visto che siamo l’unica nazione in Europa che ha sospeso le lezioni in presenza. Scelta su cui si può discutere ma che non sta in piedi con le scelte di Giunta regionale e governo: sono stati investiti milioni di euro sui banchi a rotelle ma poi non sono serviti a nulla. Non si sono investiti su termoscanner, si è bocciata la proposta in Aula di utilizzare i test rapidi già acquistati all’interno delle scuole. La situazione attuale è preoccupante perché non vedo reazioni da parte del governo e della Regione. Parliamo dell’illegittimità di un provvedimento bocciato dal Tar come di una cosa normale, ma normale non è. Sui trasporti si parla di steward alle fermate, ma resto convinto che il problema degli assembramenti all’interno dei mezzi pubblici resti immutato. Siamo andati avanti da settembre con l’80% di capienza, praticamente significava riempire gli autobus”.

La proposta di utilizzare i test rapidi già acquistati dalla Regione per monitorare i livelli di contagio nelle scuole era stata presentata nell’ultima seduta di Aula dalla consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini: “Immaginate che potenza sarebbe stata poter utilizzare due milioni di test rapidi, immaginate che potenza sarebbe poter testare i nostri ragazzi ogni 15 giorni. C’è un dato oggettivo, che sono i contagi fino a ieri. I dati che abbiamo provato a estrapolare ci parlano di un dato bassissimo dentro le scuole, ma comprendo la preoccupazione di una situazione che non si conosce e che potrebbe peggiorare. In un momento di enorme responsabilità non ho intenzione di parlare di banchi a rotelle, ma vorrei che si condividesse una scelta politica, perché se c’è un tema sul quale non ci deve essere contrapposizione politica è proprio la scuola”.

Per Silvia Piccinini (Movimento Cinque Stelle) “vista la delicatezza del tema di cui parliamo, tutti noi dovremmo tenere un atteggiamento non ideologico. Stavamo rischiando di entrare in zona rossa, quindi abbiamo rischiato di chiudere non solo le superiori, ma anche la seconda e terza media. Difficile prendere decisioni di questo tipo, perché l’alternativa quale sarebbe stata, chiudere le attività produttive? Si riconosce alle Regioni- dice Piccinini- la possibilità di agire in modo autonomo, però poi devono fare i conti con la sentenza del Tar. Dobbiamo essere onesti, non basta aumentare il numero degli autobus, perché il rischio zero non c’è. Fino a che punto ci possiamo spingere? Stiamo attenti a dire che nelle scuole il livello di contagio sia basso, perché forse non è così. Poi sicuramente alcune scelte, come quella degli ingressi scaglionati, sarebbero dovute essere prese prima”.

Se per Barcaiuolo non esiste in questa informativa “una valutazione politica”, per Marilena Pillati (Partito democatico), “la proposta politica invece è molto evidente. Vero il nostro Paese ha fatto una scelta molto impegnativa, cioè chiudere, ma poi ha chiuso solo un segmento, ed è molto importante ricordarci che comunque la scuola sta funzionando. Abbiamo bisogno che la scuola riprenda in presenza, ma sappiamo che tutto quello che è già successo ha avuto e continua ad avere un effetto sui nostri studenti”.

Per Federico Alessandro Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) “è di interesse il tentativo di individuare gli spazi di apertura dell’orientamento e degli spazi di laboratorio nel tentativo di andare a recuperare parte di quello che si è perso”.

Secondo Giulia Pigoni (lista Bonaccini): “la fascia d’età tra i 14 e i 19 anni stava perdendo tantissimo in relazioni sociali, quindi è importante fare tutti gli sforzi possibili perché la percentuale si alzi. La non riapertura della scuola il 7 gennaio è stata però una condizione in cui è stata messa la Regione dal governo nazionale, perché la scelta di non decidere è stata come una spada di Damocle”.

Mentre, per Antonio Mumolo (Pd) “le sentenze si rispettano e ritengo giusta la riapertura, ma la non apertura fu predisposta su una valutazione di cautela. A livello nazionale esiste una grande disomogeneità”.

Il dem Giuseppe Paruolo sottolinea come “ogni tanto si senta qualche collega parlare con un’enfasi eccessiva, parlare come se noi avessimo di fronte delle persone che a tutti i costi vivono con enorme sofferenza la didattica a distanza e a tutti i costi vogliono tornare alla didattica in presenza. In realtà, vogliono tornare ma in un contesto di sicurezza per loro e per i loro familiari e tantissimi si dicono preoccupati. La scelta di proseguire fino al 6 febbraio con la presenza al 50% ci permette di capire se ci mette in difficoltà o meno. Cerchiamo di affrontare il dibattito tenendo a cuore sì i ragazzi ma anche il numero dei contagi”. E sulla sentenza del Tar, “non posso non esprimere un disagio per chi si sostituisce a chi ha il compito di fare scelte di governo”.

La presidente della commissione Francesca Marchetti ha rimarcato che “il terreno su cui si è sempre mosso il dibattito della commissione è quello del trovare soluzioni. Abbiamo sempre cercato di tenere insieme il diritto all’istruzione quanto il diritto alla salute”. E rimanda ad un aggiornamento fra due settimane.

 

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