COMUNICATO
Assemblea

Scuola. Oltre 30mila studenti coinvolti nelle attività pro legalità

“Il Testo unico”: con la relazione di Manghi la legge fa il tagliando nelle commissioni Bilancio e Cultura. Forte allarme per gli effetti della crisi da coronavirus. Serrato dibattito tra le forze politiche

Crescita del 70 per cento (dai 21.000 del 2014 ai 36.000 del 2019) dei ragazzi coinvolti nelle attività di educazione alla legalità, 125 tra progetti, accordi e protocolli di intesa, fra cui si segnalano i 9 protocolli con altrettante Prefetture e il commissario per la ricostruzione post sisma 2012 che vertono nei settori “sensibili” dell’edilizia e delle costruzioni e i 2 protocolli con i Tribunali di Bologna e Reggio Emilia per la gestione dei beni confiscati alle mafie. Un ambito, quest’ultimo, in cui la Regione ha investito con 32 accordi che hanno permesso di restituire alla nostra comunità 18 beni confiscati alla criminalità organizzata per un valore quantificato in 2,5 milioni di euro. Tempo di bilancio per il “Testo unico sulla legalità” approvato nel 2016 di cui oggi, nel corso della seduta congiunta della commissione Cultura presieduta da Francesca Marchetti e della commissione Bilancio  presieduta da Massimiliano Pompignoli, durante la quale Gianmaria Manghi, capo della segreteria politica del presidente della Giunta Stefano Bonaccini, ha relazionato in merito al provvedimento. Quello della criminalità organizzata è – ha spiegato Manghi – un fenomeno che esiste e va affrontato con umiltà soprattutto in questa fase storica segnata dalla pandemia del coronavirus, dove le insidie non mancano vista la crisi economica. La lotta alle mafie è al di sopra dello scontro tra le parti politiche perché appartiene alla vita civile di tutti, è un patrimonio comune”. A tal sostegno Manghi ha citato la sentenza del processo Aemilia dove si dice chiaramente che nella lotta alla mafia “la Regione Emilia-Romagna ha fatto il proprio dovere”. La legge regionale in materia di legalità e lotta alle mafie ha fatto così il tagliando: passando dai numeri alle parole, si scopre che la Regione ha proseguito la propria attività di prevenzione e di formazione, puntando sul coinvolgimento dei giovani e delle scuole, la realizzazione di elenchi di merito per le aziende con forte responsabilità sociale, specie nel settore dell’edilizia, e una puntuale mappatura dei beni confiscati alle mafie. Tra i fiori all’occhiello della legge, è emersa la Rete dei responsabili, il network di buone prassi che vede coinvolti 228 soggetti aderenti, tra i quali si segnalano 112 tra Comuni e Unioni. La relazione ha aperto un serrato dibattito tra le forze politiche. “Ci sono molti campanelli d’allarme, soprattutto in provincia di Modena, legati al fatto che la crisi economica scaturita dalla pandemia da coronavirus può favorire fenomeni criminali, in primo luogo legati all’usura”, ha spiegato Stefano Bargi (Lega), sottolineando come si sia arrivati alla discussione della clausola valutativa in ritardo rispetto a quelle che dovevano essere le scadenza regolari. Bargi ha anche citato relazioni della Direzione nazionale antimafia (Dna) in cui si parla di “silenzio e omertà della società civile in Emilia-Romagna: è un silenzio che emerge non tanto quando è coinvolto il privato, ma – ha spiegato – quando sono coinvolte le istituzioni”. Sulla stessa linea Marco Lisei (Fdi) che ha invitato “ad alzare il livello verso un fenomeno che ormai è consolidato all’interno dell’Emilia-Romagna come dimostrato dai report della Dna e del ministero degli Interni: la fase di pandemia da coronavirus rischia di aggravare il problema. Non possiamo sederci sulle strategie adottate fino ad adesso perché si sono dimostrate inadeguate, dobbiamo trovare risposte sempre nuove”. Dal centrosinistra arriva la replica di Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa), che ha invitato “a rafforzare le attività di controllo e di repressione: anche il dibattito sulla semplificazione negli appalti deve tenere conto dei rischi, riducendo regole e controlli si finisca per abbassare la guardia”. Amico ha poi ribadito l’importanza di rafforzare le attività di sensibilizzazione dei giovani, del coinvolgimento di Libera e di interventi forti sui beni confiscati alla mafia perché, ha sottolineato “per la mafia essere attaccata nel patrimonio, il loro bene più prezioso, è un duro colpo, dobbiamo far capire che vogliamo e possiamo aggredirla nei suoi averi”. Dal canto suo Stefania Bondavalli (lista Bonaccini) ha sottolineato come “l’aver firmato così tanti accordi nel 2020, l’anno della pandemia, è la dimostrazione di come la legalità sia al centro dell’azione di questa Regione: si sta facendo un lavoro in primo luogo culturale come dimostrato dal forte coinvolgimento degli studenti nelle nostre attività”. Netta la posizione di Andrea Costa (Pd): “Serve un confronto costante su questo tema, dobbiamo tenere alte le antenne contro i tentativi di infiltrazione, specie in questo momento in cui, complice la pandemia, la criminalità organizzato vuole usare capitali freschi per infilarsi sempre più nel tessuto economico: le pubbliche amministrazioni devono collaborare sempre più con le forze dell’ordine e le autorità inquirenti”. Costa ha replicato a Bargi citando i dati diffusi dalla Regione Lombardia, che dimostrano come ci siano tratti simili tra le due realtà, nonostante il diverso colore politico delle maggioranze che le governano: “Dobbiamo – ha spiegato – costruire un’alleanza antimafia tra più Regioni”. Sulla stessa linea il collega di partito Marco Fabbri: “La legge regionale aiuta quegli amministratori che vogliono diffondere la cultura della legalità e recuperare i beni confiscati alle mafie per rimetterli a disposizione della comunità, lo dico da ex sindaco del comune di Comacchio che grazie alla collaborazione con la Regione è riuscito a trasformare due immobili confiscati in beni a disposizione dei cittadini”. ”

 

 

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