Sensibilizzare “l’opinione pubblica sulla gravità e sulla diffusione del fenomeno della violenza sessuale e sulle modalità di denuncia e di assistenza alle vittime” e sollecitare il governo a varare misure “per contrastare ogni forma di discriminazione, stigmatizzazione o colpevolizzazione delle vittime di violenza sessuale da parte delle istituzioni o dei media”.
Sono le richieste avanzate alla Regione, in un’interrogazione del Partito democratico a prima firma del consigliere Antonio Mumolo e siglate anche dai colleghi del gruppo Pasquale Gerace, Marilena Pillati, Marcella Zappaterra e Stefano Caliandro.
La violenza sessuale, si legge nell’atto, viola i diritti umani, discrimina le donne e provoca danni fisici, psicologici o economici. Spesso lo stupro è sottostimato a causa della scarsa denuncia delle vittime “che possono incontrare ostacoli di natura
culturale, sociale, economica e istituzionale, come lo stigma, la colpevolizzazione, la paura, la vergogna, la mancanza di fiducia nelle autorità o di sostegno adeguato”. Il tempo per presentare una denuncia è di 12 mesi. Di recente sono apparse “dichiarazioni pubbliche di cariche istituzionali che hanno messo in dubbio la credibilità delle presunte vittime di violenza sessuale sulla base del tempo trascorso dall’evento della violenza. Tali dichiarazioni sono gravemente lesive della dignità e dei diritti delle vittime e possono avere effetti negativi sul loro percorso di fuoriuscita dalla violenza e di accesso alla giustizia”. Dichiarazioni che mettono in dubbio l’utilità della denuncia tardiva, “rinforzano lo stigma e la colpevolizzazione delle vittime” e possono avere “un impatto negativo sulla percezione della gravità del reato e sulla capacità delle vittime di ottenere giustizia”.
Effetti che, si conclude nell’interrogazione, sono “ancora più gravi se le dichiarazioni provengono da persone che hanno un ruolo di potere e di rappresentanza, come i politici, i giudici o i giornalisti, soggetti che dovrebbero usare la loro influenza per sensibilizzare e prevenire la violenza sessuale, non per minimizzarla o escluderla su base di falsi presupposti inesistenti”. Minimizzare la violenza sessuale, infine, può “avere un impatto negativo sugli sforzi degli enti locali, delle Regioni e degli organismi statali che cercano di contrastare e dare informazioni corrette sul problema”.
(Gianfranco Salvatori)