La possibile riapertura di palestre, piscine e centri sportivi prima del 5 marzo, data prevista dal Dpcm; un errore di comunicazione sul sito web della Regione; la mancata considerazione “delle peculiarità dell’attività svolta dalle ‘Palestre che promuovo salute’ che, per la specificità del lavoro e l’importante funzione sociale che ricoprono, a maggior ragione dovevano essere salvaguardate ed escluse dai provvedimenti di chiusura, assicurando il rispetto della normativa vigente in termini di prevenzione e sicurezza” sono alcuni temi messi in evidenza in una interrogazione alla Giunta dal consigliere Marco Lisei (Fratelli d’Italia).
Nell’atto ispettivo, si chiede perché non sia stato comunicato ai titolari delle palestre la modifica, il 21 gennaio, del testo del 16 gennaio, che disponeva la chiusura delle palestre e impediva l’uso degli spogliatoi e delle attrezzature, se non per lezioni individuali, nel rispetto delle norme anti-Coronavirus. Il 21 gennaio, infatti, riprende Lisei, veniva confermata la chiusura, ma scompariva il divieto dell’uso degli spogliatoi.
I centri e le società sportive hanno risentito fortemente della chiusura, continua il capogruppo, e avevano ripreso, nel rispetto di tutte le norme, la loro attività “rischiando inconsapevolmente di venire sanzionati dalle Forze dell’Ordine prontamente attivate per effettuare controlli presso le strutture”.
Ma Lisei segnala anche come “l’attività al chiuso, anche in forma individuale, è preclusa anche a quelle che fanno parte del progetto ‘Palestre che promuovono Salute’ che non svolgono solo attività motoria generale, ma anche attività fisica come prevenzione di malattie croniche e cardiovascolari ed è prescritta dalle Ausl come un’importante modalità terapeutica per determinate patologie quali ad esempio la Malattia di Parkinson, la Lombalgia Cronica, l’Artrosi, la Cervicalgia e la Protesi all’anca”. Un’importante attività riconosciuta dalla Regione con una delibera del 2016. Lisei conclude affermando che “ad oggi non risultano esservi dati concreti che giustificherebbero la chiusura di queste attività, in quanto ritenute luoghi non sicuri, tanto più che non risulta siano stati registrati focolai in tali ambienti” né irregolarità, nonostante i tanti controlli dei carabinieri del Nas.