Ottantacinque vite spezzate, raccontate una a una, con cenni biografici e la storia del perché quelle persone erano lì, per caso, alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980, alle 10.25, quando scoppiò la bomba che mise fine alla loro esistenza.
E’ l’obiettivo del progetto messo a punto dall’Assemblea legislativa in collaborazione con l’Associazione dei Famigliari delle vittime, in occasione del 36° anniversario della strage: ovvero raccontare ciò che i numeri non riescono a trasmettere. L’idea è semplice: distribuire ai partecipanti al corteo di commemorazione di martedì prossimo cartoline con le biografie delle vittime della strage.
L’iniziativa- che poggerà prima di tutto sui volontari dell’associazione, ma l’appello a collaborare è esteso a ogni cittadino che sarà in piazza- è stata presentata stamane dalla presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta Saliera, da quello dell’associazione dei famigliari delle vittime, Paolo Bolognesi, in collegamento dalla Camera dei Deputati, dalla vicepresidente dell’associazione, Anna Pizzirani e dalla storica Cinzia Venturoli, che ha curato materialmente la redazione delle biografie.
Ogni numero, è stato detto, rappresenta “esistenze finite, sogni interrotti e famiglie distrutte”: una narrazione che deve essere fatta per far rivivere nel nostro immaginario ogni persona vittima della strage. Da qui, la decisione di riprodurre in 85 cartoline, una per ogni vittima, il loro ricordo. In ognuna di queste cartoline troviamo quindi, da un lato, la storica immagine della stazione colpita, e, dall’altro lato, il breve racconto che ci riporta alla mente chi era e cosa faceva la persona a cui è dedicata.
“Vogliamo la verità su tutte le stragi, ogni amnesia nasconde una sommaria amnistia”.
E’ la frase stampata a lettere cubitali, rosse, su ogni cartolina e firmata dalla presidente dell’Assemblea, Simonetta Saliera. “E’ sempre più importante ricordare il momento della strage e ciò che ha significato per Bologna- ha detto Saliera- ma soprattutto per chi si trovava in quel luogo, magari casualmente”. “Conosciamo i numeri- ha evidenziato- ma attraverso delle semplici cartoline, che saranno distribuite durante il corteo del 2 agosto, si darà conto delle vite interrotte, daremo nome e cognome a ogni vittima e, in poche righe, focalizzeremo la storia di chi era lì. Crediamo- ha aggiunto- che sia un contributo alla conoscenza di questi morti, ma anche un monito e un richiamo agli atti di terrorismo e alle stragi che accadono in tutto il mondo. Si tratta sempre di vite, sentimenti, storie che si interrompono improvvisamente senza sapere il perché”.
“Un’idea molto bella”. L’apprezzamento per il progetto è arrivato da Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione, intervenuto durante la conferenza stampa, in collegamento skype dal Parlamento. Bolognesi ha anche ricordato la recente approvazione del reato di depistaggio che rappresenta, a suo avviso, “un fatto molto rilevante per tutti”.
La vicepresidente dell’Associazione dei Famigliari, Anna Pizzirani, ha ringraziato l’Assemblea per l’impegno costante mirato a ricordare questa “strage efferata”, anche promuovendo incontri nelle scuole medie e superiori per far conoscere i fatti, e all’obiettivo di giungere alla completa verità.
Cinzia Venturoli, la storica che si è occupata materialmente di compilare la storia di ogni vittima attingendo da fonti giornalistiche e dagli archivi del Comitato, ha raccontato alcuni aneddoti, brevi flash di vita quotidiana ritrovati nei documenti. Tra questi la testimonianza del figlio di una vittima, poco citata nella stampa di allora, che ha colto l’occasione, dopo 36 anni, di avere un preciso ricordo della madre.
Venturoli ha poi spiegato l’importanza di “personalizzare i numeri”, significa far capire di che cosa parliamo, di cosa significhi una strage, come alcuni studenti hanno evidenziato dopo l’incontro fatto in una scuola su questo tema.
E storia è anche il breve scritto, stampato nella cartolina, dove si ricorda che le vittime provenivano da 50 città diverse: 9 erano stranieri, 19 gli studenti, 5 insegnanti, 14 operai, 12 impiegati, 7 pensionati, 11 casalinghe. E c’erano artigiani, militari, ferrovieri, tassisti, dirigenti, altri lavoratori, disoccupati. La vittima più piccola, Angela Fresu, aveva 3 anni; quella più anziana 86. 33 vittime avevano un’età compresa fra i 18 e i 30 anni, 7 fra i 3 e i 14 anni.
(Antonella Celletti/Marco Sacchetti)