Fare chiarezza sulla peste suina africana. A chiederlo è Maura Catellani (Lega) con un atto ispettivo in cui si paventa anche l’ingresso negli ATC “di esponenti del mondo ambientalista con la volontà di limitare la percentuale di accesso ai cacciatori provenienti da province o addirittura altre regioni”.
Catellani vuole conoscere “la situazione attuale dei contagi dei cinghiali selvatici e dei maiali allevati nella nostra regione” e chiede chiarimenti “riguardo al fatto che i grandi ungulati, che compiono ampi spostamenti in una sola notte, possano essere ‘trasportatori’ del virus della peste suina africana da un territorio all’altro o addirittura da una regione all’altra”.
Rifacendosi in particolare all’ATC RE04 dell’appennino reggiano, Catellani lancia l’allarme sugli “enti privatistici di diritto pubblico chiamati a gestire l’attività venatoria e la fauna che parrebbero non adottare tutti i criteri necessari per limitare il numero dei cinghiali sul territorio, in particolare in quei territori di confine con altre province”.
Ricordando come questa situazione porti gli stessi agricoltori ad “appoggiarsi sempre più a cacciatori autonomamente e direttamente individuati, scegliendo di effettuare un piano di controllo del cinghiale sui propri territori tramite lo strumento dell’autodifesa”, la consigliera ricorda anche alcuni studi secondo cui “l’intervento più efficace per limitare il numero dei cinghiali sia la caccia in braccata eseguita da squadre organizzate e attive sul territorio di appartenenza”.
Dalla situazione descritta Catellani trae l’interrogazione e, in aggiunta ai ai quesiti principali, sollecita la giunta anche per capire il livello di soddisfazione del servizio veterinario regionale sulle attuali misure per far diminuire il numero di cinghiali sul territorio e se anche i grandi lupi presenti in montagna possano essere veicoli del virus della PSA.
Alla giunta, infine, viene richiesto uno specifico giudizio “sulla consapevolezza del malessere del mondo agricolo nei confronti degli ATC, accusati di fatto di non ascoltarne le richieste e contribuendo con ciò ad alimentare il sistema dell’autotutela svolta da cacciatori autonomamente designati e se vi sia evidenza di studi che avvalorano l’utilizzo delle squadre attrezzate e regolarmente autorizzate come vero deterrente per limitare l’aumento del numero di cinghiali sul territorio”.
Riferendosi poi all’ambito territoriale di caccia della montagna reggiana, Maura Catellani chiede se l’esecutivo regionale “sia al corrente della metodologia di spartizione delle zone delle squadre attrezzate in ATC RE04 e se ritenga opportuno un intervento della regione atto ad assegnare una zona omogenea a tutte le squadre in base alle loro aspettative di gestione, ai danni in agricoltura, alla presenza e alla quantità di gestione conservativa che la squadra fa sul territorio di appartenenza assegnato”.
(Luca Boccaletti)