Integrare gli strumenti urbanistici tradizionali con l’urbanistica di genere, per progettare città inclusive, accessibili e sicure per ogni persona. E’ la proposta contenuta in una risoluzione di Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale). Per raggiungere questo obiettivo il consigliere evidenzia la necessità di adottare criteri di premialità nei bandi regionali per progetti che adottino approcci inclusivi, attenti alla diversità dei bisogni e di aprire un dialogo con il governo affinché, nella riforma nazionale in discussione, venga formalmente riconosciuto il ruolo dell’urbanistica di genere nella definizione del futuro Codice del territorio e nelle
politiche urbane nazionali.
“L’urbanistica di genere -ha chiarito Paldino- assume come principio fondativo la costruzione di una città inclusiva, superando modelli standardizzati con l’obiettivo di assicurare una piena e autonoma fruizione dello spazio pubblico a chiunque intenda accedervi. E’ uno strumento che propone un cambio di paradigma, fondato sul superamento dell’idea di ‘adattamento’ a posteriori, per affermare invece la necessità di una città che nasce già pluralista, equa, accessibile e sicura per ogni persona. I processi di riuso e rigenerazione urbana, promossi dalla nuova legge urbanistica, sono lo strumento funzionale all’incremento quali-quantitativo dello spazio pubblico”.
“La Regione Emilia-Romagna ha sostenuto negli anni progettualità innovative, promuovendo percorsi di rigenerazione urbana, partecipazione territoriale e qualità dello spazio pubblico. L’urbanistica di genere sarebbe un giusto proseguimento di questo percorso”, ha concluso il consigliere.
(Lucia Paci)


