L’impossibilità di comunicare telefonicamente su rete mobile per giorni a causa del maltempo in alcune aree appenniniche, a partire da quelle piacentine, è al centro della risoluzione presentata da Katia Tarasconi (Partito Democratico) e da altri 13 consiglieri dem. “La Regione- scrivono nell’atto di indirizzo- chieda al governo di premiare, in base a parametri oggettivi e territoriali, gli operatori che coprono le aree montane disagiate”, mettendo inoltre pressione al governo affinché “riporti a livello europeo la necessità di ridefinire il contenuto del ‘servizio universale’ in base all’evoluzione tecnologica nel settore delle comunicazioni, che non può trascurare l’importanza della telefonia e dalla navigazione internet su rete mobile”.
La fragilità infrastrutturale di alcune aree appenniniche- analizzano i consiglieri- evidenziate da alcuni episodi di maltempo avvenuti negli ultimi mesi, “hanno impedito a cittadini ed istituzioni di comunicare su rete mobile, causando una situazione estremamente disagevole e altamente pericolosa. Il problema principale in queste zone è legato all’assenza di operatori che garantiscano il servizio di telefonia mobile, poiché evidentemente in perdita e dunque non sostenibile in una situazione di libero mercato”. Tuttavia, proseguono, è chiaro che “lo spopolamento delle zone montane non potrà essere contrastato efficacemente senza che sia garantita ovunque l’erogazione dei servizi essenziali alla vita quotidiana, fra cui rientrano quelli legati alle comunicazioni. E il sostegno ai territori disagiati, a partire da quelli montani, rappresenta un tassello fondamentale dell’impegno della Regione, che anche col bilancio recentemente approvato ha destinato 4 milioni annui al Fondo esercizi commerciali in Appennino, ha disposto il taglio dell’Irap fino al 50% per gli esercizi commerciali e l’azzeramento dell’imposta alle nuove per tre anni”.
La normativa sul ‘servizio universale’ di matrice comunitaria, continuano i consiglieri dem, “restituisce una realtà ormai obsoleta, dove ‘la garanzia di un insieme minimo di servizi di una qualità determinata, accessibili a tutti gli utenti a prescindere dalla loro ubicazione geografica e, tenuto conto delle condizioni nazionali specifiche, offerti ad un prezzo accessibile’, è limitata al solo servizio di telefonia fissa e ancora prevede l’installazione di telefoni pubblici a pagamento. Un obbligo evidentemente anacronistico e, come tale, sospeso dall’Autorità Garante già nel 2010″.
La Regione, per tentare di arginare il problema dell’assenza di antenne di telefonia mobile in questi territori, “ha approvato un modello per la realizzazione di tralicci in zone montane, nelle quali è palese il fallimento di mercato da parte di tutti gli operatori fisici del sistema, dove almeno un operatore sarà interessato a dare copertura in tale zona, dichiarando i tralicci opere pubbliche”. E, concludono, “dando mandato esclusivo a Lepida di procedere alla progettazione di fattibilità tecnica ed economica, alla progettazione esecutiva, alla realizzazione, al collaudo e alla successiva gestione dei tralicci e di operare in nome e per conto della Regione”.
Oltre che da Katia Tarasconi, la risoluzione è stata sottoscritta da: Gian Luigi Molinari, Marcella Zappaterra, Alessandro Cardinali, Enrico Campedelli, Manuela Rontini, Barbara Lori, Roberto Poli, Antonio Mumolo, Luciana Serri, Stefano Caliandro, Mirco Bagnari, Lia Montalti, Giuseppe Boschini.
(Stefano Chiarelli)