“Attivarsi in tutte le sedi, anche tramite la conferenza Stato-Regioni, per chiedere al Governo e ai Ministeri competenti di assumere iniziative volte a provvedere, nel rispetto dei principi costituzionali ed europei, a una revisione organica e complessiva della professione di guida turistica”. È questa una delle richieste della risoluzione del Partito democratico, prima firmataria Valentina Ravaioli, che ha sollecitato un intervento della Giunta per riorganizzare, in maniera uniforme in Italia, la categoria delle guide turistiche, soprattutto in merito a “i requisiti di accesso all’abilitazione e le relative modalità di verifica”, con lo scopo di “assicurare la valorizzazione e la tutela del patrimonio naturale, storico e artistico italiano e contrastare fenomeni di abusivismo nell’esercizio della professione”. L’atto è stato sottoscritto anche da Manuela Rontini, Enrico Campedelli, Luciana Serri, Mirco Bagnari, Paolo Zoffoli, Roberto Poli, Antonio Mumolo e Francesca Marchetti.
Ravaioli ha ricordato che la Commissione europea ha contestato la compatibilità della legislazione nazionale con la normativa europea: la vecchia legge italiana prevedeva che l’abilitazione alla professione avesse validità solo nella regione o provincia di rilascio, mentre la direttiva comunitaria stabilisce “la portata nazionale dell’autorizzazione ad esercitare la professione”. Nel 2013, però, la norma italiana è stata rivista e l’abilitazione è stata estesa su tutto il territorio nazionale.
“Nell’iter di approvazione della legge, tuttavia, è stata apportata una modifica sostanziale- ha detto la consigliera- perché sono stati individuati ‘siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico per i quali occorre una specifica abilitazione'”. Nel 2015, infatti, sono stati attuati due decreti del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con cui sono stati indicati più di 3.000 siti di particolare interesse, che richiedono perciò una specifica abilitazione rilasciata da Regioni e Province autonome. Ma il Tar del Lazio, che nel 2016 ha accolto un ricorso contro il Ministero, ha stabilito l’annullamento dei due decreti, evidenziando “illogicità e irragionevolezza” per quanto riguarda la questione dei siti.
Perciò, “occorre avviare subito un tavolo tecnico per una nuova legge che regolamenti l’accesso alla professione di guida turistica e che sia frutto anche dell’esperienza dei professionisti del settore”, visto che tale vicenda dimostra, secondo l’esponente dem, quanto eterogenea e frammentaria sia la situazione nelle diverse regioni italiane.
(Nicoletta Pettinari)