“Dopo 17 anni ecco finalmente una legge che va a riscrivere paradigmi dell’urbanistica nel contesto attuale, una legge adeguata ai tempi”. Esordisce così in Aula, Giorgio Pruccoli (Pd), relatore di maggioranza della Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio, di iniziativa della giunta, che andrà a sostituire la legge regionale 20/2000. Una legge “necessaria” dopo la crisi che per 10 anni ha investito il settore edilizio. Un “settore che va rivitalizzato anche oltre la politica degli incentivi fiscali statali”, spiega Pruccoli, “e questa legge lo fa con un forte taglio ambientalista, visto che ridurrà di oltre il 60% le previsioni di edificazione già contenute negli strumenti urbanistici” e definirà “l’impossibilità di utilizzare il territorio vergine per l’edilizia residenziale, potenzialmente a rischio speculativo”. Il consigliere democratico presenta poi i punti di novità del progetto di legge.
In primis contenere il consumo di suolo, fissando il limite del 3% per arrivare a saldo zero entro il 2050, come stabilito dalle direttive europee. Rappresentano una deroga al 3% parchi urbani, opere pubbliche, ampliamenti delle attività produttive esistenti, nuove imprese produttive e fabbricati rurali. Le uniche espansioni permesse saranno quindi quelle riservate alle attività capaci di far crescere l’economia regionale ma solo se collegate a progetti di rigenerazione urbana. Ed è proprio la rigenerazione urbana, insieme alla “qualità” il secondo obiettivo e novità della legge: verranno favoriti i progetti delle imprese grazie ad incentivi economici (30 milioni di euro entro il 2020) e fiscali. Previste premialità anche per chi introduce concorsi di architettura. Terzo obiettivo quello di proteggere e riqualificare il patrimonio edilizio per valorizzare lo spazio pubblico, adeguando gli edifici già esistenti ai nuovi standard di sicurezza sismica. “L’urbanistica quando è intesa come un buon disegno della città, funziona come prevenzione sociale”, spiega Pruccoli.
La legge introduce anche molte semplificazioni: i Comuni invece di gestire Psc, Rue, Poc e Poa si occuperanno di un unico Piano urbanistico generale (Pug) e promuoveranno accordi operativi per ridurre procedimenti e tempi. Il nuovo assetto supererà il sistema a cascata con una pianificazione di competenza: alla Regione il compito di definire gli obiettivi, gli indirizzi e le politiche per perseguire la tutela del valore paesaggistico, ambientale, culturale, sociale ed economico del territorio. I Comuni avranno tempo tre anni per adeguare i propri strumenti urbanistici: in questo periodo potranno, con un atto di indirizzo, salvare alcune previsioni che però non rientreranno nella quota del 3%.
E infine, non da ultimo, trasparenza e legalità che verranno garantite con una clausola di nullità in caso di riscontro di infiltrazione mafiosa.
“E’ una legge pensata bene ma realizzata male” è il commento del relatore di opposizione Massimiliano Pompignoli (Lega Nord) per il quale il limite del consumo a saldo zero entro il 2050 è “irrealizzabile”. “L’obiettivo è quello di dare respiro alle imprese edili che negli ultimi 10 anni hanno avuto una crisi profonda ma il fattore tempo è importante”. Il leghista sottolinea in particolare la discrasia tra il testo base presentato almeno un anno fa in commissione e quello che sta per approdare in Aula. Pompignoli appare scettico, in particolare, sui tempi ( “I Comuni che non hanno ancora adottato i Psc saranno in difficoltà”) e sugli accordi operativi (“Dovremmo davvero avere dei buoni amministratori, perché tre anni di tempo per adeguarsi sono pochi”). “Vedremo se dal punto di vista operativo riusciremo a garantire gli obiettivi che questa legge si prefigge”, commenta in chiusura.
(Francesca Mezzadri)