COMUNICATO
Assemblea

Welfare. Barcaiuolo (Fdi): come conciliare casa-lavoro?

“Nel 2019 oltre 37 mila lavoratrici madri hanno firmato le dimissioni volontarie: più del doppio rispetto ai lavoratori padri e l’Emilia-Romagna è terza nel Nord Italia (dopo Lombardia e Veneto) per numero di dimissioni volontarie”

La Regione incentivi le politiche di conciliazione tra lavoro e maternità. A chiederlo, in un’interrogazione, è il consigliere Michele Barcaiuolo (Fdi) che ricorda come “lo scorso anno, oltre 37 mila lavoratrici madri hanno firmato le dimissioni volontarie: più del doppio rispetto ai lavoratori padri, sotto quota 13 mila, e l’Emilia-Romagna è terza nel Nord Italia (dopo Lombardia e Veneto) per numero di dimissioni volontarie: su 31.526 dimissioni o risoluzioni convalidate nell’area presa in considerazione, 5.447 vengono dalla nostra regione (3.568 riguardano lavoratrici madri, 1.879 padri), il 35% dichiara di non riuscire a conciliare l’occupazione con le esigenze familiari”. Da qui l’atto ispettivo per sapere “se la Regione intenda implementare le misure a sostegno della conciliazione famiglia e lavoro in che modo intenda sopperire alle dimissioni volontarie, in particolar modo quelle femminili; con quali misure la Regione intenda ampliare gli incentivi e i contributi alle famiglie, anche in considerazione della profonda crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19 e se e come la Regione intenda promuovere il lavoro di cura e, quindi, la figura del ‘caregiver’ attraverso il riconoscimento del suo valore sia per la società sia monetario, anche prevedendo una retribuzione del lavoro domestico nelle sue diverse forme”. Barcaiuolo vuole, inoltre, sapere dall’amministrazione regionale “se intenda prevedere un sistema di premialità fiscale per consentire la totale deduzione delle spese sostenute per il lavoro di cura e se intenda sollecitare, nel confronto col governo nazionale per l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19, la predispozione di un piano nazionale ‘dei tempi e degli orari’ che favorisca la compatibilità tra orario di lavoro ed esigenze derivanti dalla forte riduzione dei servizi, che investiranno prevalentemente le donne lavoratrici, in modo da prevenire possibili comportamenti discriminatori”.

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