“La Regione, nelle procedure di accreditamento e selezione delle strutture destinate ad ospitare minori e anziani, attribuisca la priorità a quelle realtà che scelgono volontariamente di adottare un sistema di videosorveglianza interno, collegato con il servizio sanitario regionale deputato al controllo”. A chiederlo alla Regione è il consigliere Michele Facci (Gruppo Misto-Mns). Al centro dell’interrogazione le recenti vicende di cronaca, in particolare i maltrattamenti agli anziani nella Casa Famiglia ‘Fornello’ di San Benedetto Val di Sambro, nell’Appennino bolognese, che hanno determinato l’arresto del titolare e di tre operatrici.
La Giunta, scrive il consigliere nell’atto ispettivo, specifichi “quanti controlli siano stati fatti dal dipartimento Ausl sulla Casa Famiglia ‘Fornello’ e se siano state verificate le informazioni previste nella comunicazione di inizio attività”, così come “i requisiti strutturali, impiantistici, igienico sanitari e l’esatto numero e le condizioni degli ospiti”. I controlli da parte dei servizi pubblici, continua Facci, “sono stati ampiamente deficitari e vanno rafforzati”; inoltre è “necessario modificare i requisiti per la gestione di strutture destinate a ospitare minori ed anziani, o comunque persone in condizioni di inferiorità fisica e psichica”.
La Casa Famiglia ‘Fornello’, prosegue Facci, “è risultata ospitare 11 persone, al posto delle sei previste dagli indirizzi approvati dalla Regione”. Peraltro, questa “deplorevole e inquietante vicenda rappresenta purtroppo l’ultima di una lunga serie di casi di maltrattamenti e abusi compiuti all’interno di strutture che ospitano minori, anziani o persone indifese e affette principalmente da malattie psichiche o da impossibilità motoria”. Secondo un recente intervento dell’Assemblea legislativa, “la disciplina di settore prevede che le Case Famiglia debbano possedere i requisiti strutturali previsti per gli alloggi destinati ad abitazione civile e che le loro attività, da avviare con segnalazione certificata (Scia), non debbano essere gestite da delinquenti abituali, persone che abbiano riportato condanne per delitti non colposi o sottoposte a misure di sicurezza”.
Il 12 luglio 2010, conclude il consigliere, la Regione e l’Anci, in relazione alle Case Famiglie (“una realtà importante con circa 500 strutture, in grado di accogliere circa 2.700 persone”), hanno adottato il documento ‘Indirizzi regionali per i regolamenti locali sulle Case Famiglia – Indicazioni per la sicurezza e la qualità del servizio’, al fine di “promuovere una maggiore omogeneità fra i Comuni nei livelli minimi da garantire per la tutela della salute e della sicurezza degli ospiti nonché in riferimento ai controlli, da effettuare anche senza preavviso e limiti di orario”.
(Stefano Chiarelli)