COMUNICATO
Sanità e welfare

Welfare. Parte il Reddito di solidarietà, giudizi polarizzati sugli 80 euro dell’Emilia-Romagna

Pd e Si esultano: “E’ la primavera degli ultimi”; M5s parla di “assistenzialismo”; Lega e Fdi-An criticano possibile preminenza stranieri

Una Dichiarazione sostituiva unica (Dsu) ai fini Isee, in corso di validità, da cui risulti un valore di importo non superiore ai 3mila euro. E’ il requisito principale per accedere al Reddito di solidarietà in Emilia-Romagna (legge 24 del 2016), finanziato con 35 milioni di euro nel 2017, il cui regolamento attuativo è stato approvato oggi dall’Assemblea legislativa, con il sì di Pd e Si, astenuto il M5s, no di Ln, Fi e Fdi-An. Il documento determina le modalità di coordinamento tra il Res e il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva): l’erogazione del Res ai nuclei beneficiari avviene attraverso accredito su apposita carta acquisiti prepagata fornita dal gestore. Inoltre, stabilisce l’ammontare mensile in ragione della numerosità del nucleo familiare beneficiario: una singola persona 80 euro mensili, due componenti 160 euro, tre componenti 240 euro, quattro 320 euro e cinque o più 400 euro. Lo schema definisce anche il periodo massimo di concessione della misura in dodici mesi, con eventuale successiva proroga per ulteriori 12 mesi, decorsi almeno 6 mesi dalla conclusione della prima assegnazione. Infine, individua i soggetti coinvolti nel progetto di attivazione sociale e inserimento lavorativo del nucleo familiare beneficiario.

“Ultimo atto- ha rimarcato Igor Taruffi (Si)– di un percorso che abbiamo voluto e sostenuto con convinzione, un provvedimento concreto per rispondere ai bisogni delle persone in difficoltà, circa 45mila in Emilia-Romagna, un pacchetto da 72 milioni tra fondi regionali e statali”. I cittadini, ha poi evidenziato, “potranno ora avviare la pratica per accedere al finanziamento regionale”. L’atto, ha concluso l’esponente di Si, “nei prossimi mesi sarà valutato nella sua concretezza”.

“Un strumento inadeguato – ha ribattuto Daniele Marchetti (Ln)-, che non sostiene concretamente i cittadini in difficoltà”. Gli emiliani e i romagnoli, ha ribadito, “dovrebbero avere la precedenza, la residenzialità di due anni è insufficiente, come è insufficiente il paletto dell’Isee a 3mila euro”. Invece, ha rilevato il leghista, “si aiutano prevalentemente i cittadini stranieri”. Era meglio, ha concluso, “investire questi 35 milioni di fondi regionali in un modo diverso”.

“Un momento importante- ha poi sottolineato Stefano Caliandro (Pd)– per la storia di questa regione e per il welfare di questa regione, la primavera degli ultimi comincia oggi”. Un tentativo forte, ha aggiunto, “in cui abbiamo creduto tutti: creare inclusione sociale per chi è rimasto indietro”. Abbiamo ascoltato, ha poi rimarcato, “quello che i nostri sindaci ci hanno chiesto, ci siamo confrontati con le associazioni interessate al problema, compresi i sindacati”. È stato segnato oggi, ha concluso, “il primo passo di una lunga marcia”.

Un provvedimento, ha quindi evidenziato Giulia Gibertoni (M5s), “che ci delude, adesso comincia il vero banco di prova”. Un provvedimento, ha aggiunto, “che tende verso l’assistenzialismo, un sussidio, un investimento esiguo, non una risposta alle emergenze”. Abbiamo, ha sottolineato la pentastellata, “portato il tema in questa regione, materia che però è stata maltrattata”. Inoltre, ha spiegato, “non è assicurato il prolungamento del provvedimento dopo i primi dodici mesi”. Una misura, ha poi concluso, “che non valorizza a sufficienza il ruolo degli enti locali, che avrebbero potuto integrare il fondo con loro risorse, invece sono i semplici esecutori di una misura regionale”.

Per Tommaso Foti (Fdi-An) il provvedimento costa molto ma si rivelerà poco utile. Il sistema premiale predisposto dalla Regione- ha sostenuto il consigliere- finirà per sottrarre risorse all’economia, tanto che nei prossimi anni avremo ben 360 milioni di risorse pubbliche, tra regionali e statali, destinate a sostenere questa misura di welfare molto assistenziale e per nulla sussidiaria. “Ma aiuta davvero chi è rimasto indietro?- si è polemicamente domandato il capogruppo. “No, aiuta chi è arrivato per ultimo, che si troverà a fare da capofila. Ergo, prima tutti e poi gli italiani!”.

Il Reddito di solidarietà (Res), ha evidenziato l’assessore alla Politiche di welfare, Elisabetta Gualmini, è di sicuro uno dei provvedimenti qualificanti la legislatura e rappresenta una nuova direzione strategica delle politiche di welfare. Si tratta di un reddito di inclusione trasformato in misura di welfare, in quanto in una società liberale equa è necessario avere una misura di compensazione per i fallimenti del mercato. “Abbiamo scelto il reddito di solidarietà- ha concluso la vice presidente della Regione- rispetto al reddito di cittadinanza perché il secondo è di natura troppo assistenziale, mentre la clausola di condizionalità legata al Res, che punta al reinserimento lavorativo di chi temporaneamente percepisce la misura, ci mette al riparo da qualsiasi forma di assistenzialismo”.

L’Aula ha approvato anche un ordine del giorno del M5s a firma Giulia Gibertoni, Gian Luca Sassi e Andrea Bertani attraverso il quale si sollecita la Giunta “a realizzare un piano di misure di politiche attive del lavoro collegato all’attuazione delle misure regionali di contrasto della povertà anche attraverso l’impegno integrato di fondi nazionali, regionali e comunali”.

(Cristian Casali e Luca Govoni)

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