Sono circa 11.000 le domande presentate dalle famiglie emiliano-romagnole nei primi quattro mesi di applicazione del Redito di solidarietà (Res), una media di circa 90 al giorno. Il tema è stato affrontato in mattinata in commissione Politiche per la salute e politiche sociali.
Per Sinistra italiana il target riguarda famiglie italiane, anche unipersonali, principalmente con over 40-50 e con componenti che lavorano. È proprio su quest’ultimo dato che è stata posta l’attenzione in commissione, in particolare sulla qualità del lavoro in Emilia-Romagna, “ad oggi preoccupante”.
Anche il Partito democratico ha tracciato il quadro della situazione, “l’obiettivo è tenere unita questa regione, i suoi cittadini, è innegabile che esista nella fascia più povera un bisogno di assistenza”. Questa prima analisi, è stato quindi evidenziato, “racconta dove stiamo andando: meno disoccupazione e maggiore integrazione sociale”.
Per il Movimento 5 stelle non è stato reso noto quello che dovrebbe essere il dato fondamentale, “la platea degli aventi diritto”.
Per la Lega nord “alcuni parametri del provvedimento vanno rivisti”: gli elementi che “favoriscono i cittadini che risiedono da meno tempo sul nostro territorio, i beneficiari stranieri sono infatti il 30 per cento del totale, una cifra considerevole”.
Su un campione di 2.000 domande recepite dall’Inps la percentuale di quelle accolte è circa dell’85 per cento. Le famiglie che usufruiscono della misura regionale (Res) sono mediamente più anziane rispetto alle beneficiarie della misura nazionale (Sia, oggi Rei). Il 60 per cento ha infatti un richiedente con più di 45 anni. Circa la metà dei nuclei ammessi al Res è composta da una sola persona. Inoltre, il Res è rivolto soprattutto a famiglie in cui si trova almeno una persona che lavora (lavori precari o poco pagati) ed è diretto principalmente a famiglie italiane, circa il 70 per cento.
(Cristian Casali)