Presentati i primi dati, da settembre 2017 a maggio 2018, sullo stato di attuazione del reddito di solidarietà. Questa mattina, in commissione Salute (presieduta da Paolo Zoffoli) la vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini, ha illustrato i numeri, ricavati dal monitoraggio messo in atto dall’Università di Modena e Reggio, sulla norma approvata sul finire del 2016.
Un rapporto che, come ha evidenziato Stefano Caliandro, capogruppo del Partito democratico e primo firmatario della legge assieme a Igor Taruffi di Sinistra italiana, “conferma la bontà dell’iniziativa politica che sta alla base di questo provvedimento. C’è un bisogno sociale diversificato. Emerge chiaramente da questa informativa- sottolinea il capogruppo dem- e credo che in futuro servirà una valutazione approfondita per capire se questo investimento significativo è accompagnato anche da una capacità reale di reinserimento nel mondo del lavoro. Questa prima informativa rappresenta la nostra messa alla prova: dopo questa fase di fotografia dello stato di bisogno della popolazione più povera ne servirà una seconda nella quale evidenziare le modalità con le quali saremo in grado di garantire, a chi ne avrà voglia e chi si impegna, di uscire dallo stato di povertà. L’obiettivo- ha concluso- è quello di dare la possibilità di uscire dallo stato di povertà e non di fare assistenzialismo. Tra un anno avremo una fotografia reale di ciò che è stato fatto”.
Da Taruffi (Si) è arrivata invece la richiesta di “dare continuità, anche nei prossimi bilanci, alla norma. Anche dopo le elezioni. Questo della continuità è l’elemento fondamentale per ottenere la maggior efficacia possibile da questa misura. È vero che la politica deve costruire le condizioni per creare lavoro, ma questo non nasce per decreto e quindi servono azioni per supportare quella fascia di popolazione che è più debole”. E lancia una stoccata alla politica nazionale degli ultimi anni: “Questa norma cerca di rispondere a una necessità: cioè contrastare la povertà, fenomeno che riguarda l’intero Paese. I passi in avanti fatti a livello nazionale, ancora minimi anche se significativi, hanno trovato in Emilia-Romagna non solo un punto d’appoggio ma di riferimento. Se anche a livello nazionale questo disagio crescente nella popolazione fosse stato colto per tempo, se chi governava non avesse preferito la decantazione di un Paese che non c’era alla discussione di merito delle questioni, forse ci sarebbe una situazione politica differente. Lo dico perché quando abbiamo iniziato la discussione in Emilia-Romagna, nel 2015, su questo tema a livello nazionale si faceva fatica a comprendere in che condizioni viaggiava il Paese”.
Le critiche al Reddito di solidarietà sono arrivate dai banchi della Lega nord che con Daniele Marchetti ha ribadito le proprie posizioni sui parametri di accesso, “che dovevano essere più rigidi e più restrittivi”, ma ha aggiunto anche alcune considerazione sui primi dati disponibili: “Fa molto pensare il numero di domande rimaste in sospeso. Sono 13mila. Questo evidenzia che c’è un problema di sovraccarico di lavoro in fase di gestione e di analisi delle domande. Visto che c’è una convenzione su questo con l’Inps penso che lo scoglio si trovi proprio qui. Il nostro timore era proprio questo rischio di sovraccarico causato dall’appiattimento della misura regionale su quella nazionale. Dai dati ci accorgiamo che qualche problema di gestione esiste”.
Mentre Andrea Bertani del Movimento 5 stelle ha posto l’accento sull’entità dell’erogazione chiedendo se questa sia sufficiente “a uscire dalla situazione di povertà”. Altro focus del pentastellato ha riguardato il “potere attivatore della norma: la critica rivolta anche al reddito di cittadinanza- ha spiegato- è quella che rischia di lasciare le persone sul divano. Il Rei sta attivando le persone oppure no?”. E sui pochi giovani che accedono al Res ha aggiungo: “Non mi aspettavo che fossero così pochi: forse perché escono di casa tardi e solo quando sono indipendenti”. E ha chiosato: “È preoccupante anche la presenza massiccia di working poors, cioè di quelle persone che pur lavorano ma non riescono ad uscire dalla soglia di povertà”.
L’invito ad una riflessione sul lavoro è arrivato anche da Silvia Prodi del Gruppo Misto-Mdp: “Non è vera occupazione se non permette a una persona la sopravvivenza. La scarsa remunerazione impone alla politica di imporre condizioni dignitose al lavoro. Da questo rapporto emerge questa urgenza”. E sul monitoraggio della norma redatto all’esterno ha aggiunto: “È un bene. Spero che anche la legge 14 possa avvalersi di questo strumento”.
Andrea Galli di Forza Italia si è detto stupito della disparità di domande arrivate da famiglie composte da un’unica persona rispetto al numero di quelle arrivate da genitori soli o coppie con più figli. Le prime molto maggiori rispetto alle seconde. Mentre Giuseppe Boschini (Pd) ha sottolineato la bontà del quadro informativo che “di volta in volta diventa sempre migliore. Lo sviluppo di questi dati porterà a fare valutazioni sempre più precise”.
(Andrea Perini)