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CONSULTA EMILIANO-ROMAGNOLI NEL MONDO. VIA LIBERA A RIFORMA: PASSAGGIO DA GIUNTA A ASSEMBLEA ER, PRESIDENTE E VICE ELETTI FRA I CONSIGLIERI (SENZA INDENNITA’ AGGIUNTIVA)

CONSULTA EMILIANO-ROMAGNOLI NEL MONDO. VIA LIBERA A RIFORMA: PASSAGGIO DA GIUNTA A ASSEMBLEA ER, PRESIDENTE E VICE ELETTI FRA I CONSIGLIERI (SENZA INDENNITA’ AGGIUNTIVA)

Il passaggio dalla Giunta all’Assemblea legislativa e l’elezione del presidente e dei due vicepresidenti fra i consiglieri regionali, senza alcuna indennità aggiuntiva. E’ la nuova Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, così come ridisegnata dall’Assemblea legislativa regionale, che ha approvato oggi, dopo un lungo confronto in Aula, la legge di riforma dell’organismo regionale. Il provvedimento, presentato da alcuni consiglieri regionali del Pd, con Roberta Mori prima firmataria, ha per titolo “Diritti di cittadinanza e politiche di coesione globale tramite la valorizzazione delle relazioni tra gli emiliano-romagnoli nel mondo”, ed è stato votato da Pd e Sel, contrari Ln, M5s, astenuti Fi e Fdi.

Abbinato al testo varato, un secondo progetto di legge (“Abrogazione della legge regionale 24 aprile 2006, n. 3 Interventi in favore degli emiliano-romagnoli e funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo”) a firma Giulia Gibertoni e altri consiglieri M5s, che prevedeva la cancellazione della Consulta.

Il dibattito in Aula è stato introdotto dalle relazioni di maggioranza e di minoranza, svolte da Mori (Pd) e Massimiliano Pompignoli (Ln).

Mori ha ricordato come dopo la modifica del Titolo V della Costituzione tutte le Regioni abbiano aggiornato le precedenti normative, e come l’Emilia-Romagna l’abbia fatto con la L.r. 3/2006. In questi nove anni, “grazie all’impulso della presidente Silvia Bartolini”, che Mori ha più volte ringraziato, “la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo ha consolidato relazioni proficue, facendo rete con 111 associazioni distribuite in 24 Paesi di tutti continenti. Negli ultimi 4 anni, gli iscritti emiliano-romagnoli all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, sono passati da 110mila a 147mila. Più di un milione sono i corregionali emigrati in diversi periodi della nostra storia e tuttora si registra un orientamento all’espatrio, almeno temporaneo, in particolare dei giovani tra i 18 e i 24 anni”. La relatrice ha poi detto che “polemiche politiche hanno spesso offuscato il lavoro prezioso della Consulta, documentato in maniera esauriente e a costi notevolmente ridotti”. Il processo di riforma “che si conclude oggi in Aula- ha aggiunto Mori- va inteso innanzitutto come un’assunzione di piena e diretta responsabilità da parte dell’Assemblea, riconoscendo pienamente il ruolo degli emiliano-romagnoli all’estero e riconoscendo i diritti di cittadinanza come compartecipazione ai destini della comunità di origine”.

“Le novità sostanziali di questa riforma- ha spiegato Roberta Mori- stanno nel passaggio di gestione della Consulta direttamente nella responsabilità dell’Assemblea legislativa, in particolare sotto la guida di un consigliere regionale che ne assume la presidenza insieme a due vicepresidenti (un altro consigliere regionale, di opposizione, e un residente all’estero), senza ulteriori compensi rispetto all’indennità di consigliere”. Si prevede che la Consulta “venga costituita a inizio legislatura e duri in carica fino a scadenza della legislatura. L’organismo si riunirà almeno due volte all’anno e l’Assemblea convocherà almeno una volta nella legislatura la Conferenza regionale degli emiliano-romagnoli all’estero”. Si prevedono “interventi a favore degli italiani emigrati che rientrino in Emilia-Romagna e che la Regione incentivi indagini e ricerche, e valorizzi le migliori realizzazioni degli emiliano-romagnoli all’estero, in ambito artistico, culturale e scientifico”. Infine, “su proposta della Consulta, l’Assemblea approverà il Piano triennale degli interventi a favore degli emiliano-romagnoli all’estero, quantificando e assicurando le risorse necessarie”.

“Forti perplessità” su come si è arrivati a questo “progetto di legge raffazzonato, confuso e contraddittorio”, ma anche “nessuna intenzione di perdere tempo e confondere le responsabilità”, spiegano la scelta “della Lega nord di non chiedere ulteriori rinvii”, ha detto Pompignoli. “La scelta da fare sarebbe stata quella di abrogare la Consulta, invece il Pd finge di cambiare per non cambiare nulla. Negli anni- ha affermato il relatore di minoranza- si è assistito a uno spreco di risorse pubbliche, che continueranno in futuro, è mancata la capacità di un’effettiva rendicontazione dei risultati delle ingenti spese sostenute. Solo nel 2014- ha elencato il consigliere- si sono spesi 75mila euro in gettoni di presenza e indennità di carica, e altri 100mila euro per finanziare attività assai discutibili, a volte ingiustificabili, e l’opinione pubblica deve sapere che questa riforma non ridurrà gli sprechi. Anzi, l’articolo 18 del progetto di legge del Pd fa capire che si continueranno a investire risorse, decine di migliaia di euro scaricati sulle spalle dei cittadini”. Le azioni imputate alla Consulta “potrebbero essere tutte svolte dagli uffici regionali, ma la frettolosità che ha contraddistinto l’iter di questa legge ha ridotto lo spazio di critica e di contributo che poteva venire dai consiglieri regionali. Basti pensare- ha proseguito Pompignoli- agli ulteriori emendamenti presentati in Aula all’ultimo minuto, e alla volontà di incardinare la successiva verifica dei risultati non nella commissione Bilancio, come sarebbe opportuno, ma nella commissione per la Parità e i diritti”.

Fra gli emendamenti presentati in Aula dalla relatrice Mori, quelli che stabiliscono che la Giunta, dopo la nomina del nuovo presidente della Consulta, trasferisca in capo all’Assemblea legislativa tutte le risorse umane, finanziarie e strumentali attribuite alla Consulta per l’esercizio 2015, e che tale disponibilità debba essere assicurata per gli anni successivi.
Approvato, infine, anche un emendamento del consigliere Tommaso Foti (Fdi) che elimina il parere preventivo della commissione Parità e diritti prima dell’istituzione, all’inizio di ogni legislatura, della Consulta.

(Seguirà il comunicato sul dibattito in Aula

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