Sollecitare il Parlamento affinché prevalgano le ragioni di un accordo unitario sul contrasto alla violenza di genere e per ribadire la necessità che la norma sul consenso libero e attuale venga finalmente e rapidamente approvata. Approvata a maggioranza (e senza la partecipazione al voto del gruppo di FdI, uscito dall’aula), dalla commissione Parità, presieduta da Elena Carletti, una risoluzione a prima firma Marcella Zappaterra (Pd) e sottoscritta anche dai democratici Simona Lembi, Elena Carletti, Maria Laura Arduini, Andrea Costa, Niccolò Bosi, Alice Parma, Fabrizio Castellari, Valentina Ancarani, Paolo Calvano, Matteo Daffadà, Lodovico Albasi, Emma Petitti, Maria Costi, Luca Giovanni Quintavalla, Barbara Lori, dalla consigliera di Avs Simona Larghetti e dal civico Vincenzo Paldino.
Nell’atto di indirizzo si ripercorre quanto accaduto di recente in Parlamento quando “la Commissione Giustizia della Camera ha approvato all’unanimità un emendamento, presentato da PD e Fratelli d’Italia, che modifica la normativa sulla violenza sessuale, introducendo il principio che ‘senza consenso libero e attuale, è stupro’. La riforma dell’articolo 609-bis del Codice penale chiarisce che il consenso deve essere libero, quindi mai presunto, nemmeno in caso di silenzio, e attuale cioè revocabile in qualsiasi momento e non può essere espresso da chi si trova in stato di incoscienza”.
“Un testo frutto di un accordo politico tra le leader dei due principali partiti di maggioranza e opposizione” spiega Simona Lembi (Pd) nella sua illustrazione rimarcando che “la proposta era stata incardinata in commissione alla Camera, ottenendo un voto unanime. Si era perciò stabilito che il 25 novembre 2025, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, avrebbe avuto inizio la discussione per l’approvazione in Commissione Giustizia del Senato”. Tuttavia, “poco prima dell’avvio dei lavori, la coalizione di centrodestra in Commissione Giustizia del Senato, chiamata a esprimere parere favorevole, ha deciso di rinviare l’approvazione del testo, bloccando di fatto l’iter parlamentare”, evidenziano ancora i firmatari della risoluzione, affermando come “la scelta della data del 25 novembre avrebbe avuto un alto valore simbolico e concreto, considerato che oggi un’aggressione sessuale è perseguibile solo se accompagnata da violenza, minaccia o costrizione, mentre le aggressioni prive di tali elementi rischiano di non essere riconosciute come tali”.
“Questo rinvio – spiega Lembi – appare in evidente contraddizione con l’accordo precedentemente sottoscritto e con l’impegno trasversale già manifestato. Il testo non limita la libertà nelle relazioni di coppia né rappresenta un intervento ideologico, ma chiarisce in modo condiviso il principio fondamentale del consenso come presupposto essenziale per la configurabilità del reato: sollecitiamo il Parlamento affinché prevalgano le ragioni di un accordo unitario sul contrasto alla violenza di genere e affinché l’approvazione del nuovo testo non subisca ulteriori ritardi che, ancora una volta, ricadrebbero sulle vittime di violenza; e a ribadire la necessità che la norma sul consenso libero e attuale venga finalmente e rapidamente approvata”.
Il dibattito in commissione
Elena Carletti, presidente di commissione, sottolinea in apertura: “Mi assumo la responsabilità di giustificare le ragioni che mi hanno indotta a iscrivere d’urgenza questa risoluzione all’ordine del giorno. Si tratta di un tema caro a tutti e auspicavamo che il testo fosse approvato anche in Senato il 25 novembre. Crediamo che quando si compiono questi percorsi costruttivi, si abbia la necessità di sostenerli nelle sedi istituzionali, nella speranza che si possa chiudere al più presto un accordo sul tema del consenso. Pertanto ho ritenuto doveroso dare un impulso al prosieguo di questo percorso così importante e atteso”.
Critica, invece, Marta Evangelisti (FdI) intervenuta proprio sull’ordine dei lavori. “Le motivazioni d’urgenza addotte sono frutto di una valutazione politica che la presidenza di una commissione non dovrebbe assumersi – afferma -. L’oggetto della risoluzione è certamente meritevole di essere attenzionato, ma la questione è di metodo. Appare sorprendente che si ravvisino condizioni d’urgenza in relazione a quanto sta accadendo nelle aule parlamentari, nell’ambito dei rapporti dei nostri rispettivi partiti politici rappresentati in Parlamento. Chiediamo che la risoluzione segua l’iter consueto, rinnovando la richiesta di convocazione dell’ufficio di presidenza cui spetta anche la valutazione sulla predisposizione dell’ordine del giorno. Oggi, comunque, si stabilisce un precedente: pertanto, quando sarà la minoranza a porre temi rilevanti, chiederemo che sia seguito lo stesso iter”. Evangelisti ha dunque annunciato la non partecipazione del gruppo alla discussione della risoluzione e alla sua votazione.
Valentina Ancarani (Pd) ribadisce che “il tema è un’urgenza per tutto il Paese”. “Prendiamo atto che per qualcuno non è urgente. Il fulcro della risoluzione è sollecitare il Parlamento affinché l’accordo tra maggioranza e opposizione non salti: l’urgenza deriva da questo”.
Sulla stessa linea Simona Larghetti (Avs). “Il concetto di consenso, per chi lo vede violato tutti i giorni è molto chiaro – afferma -. Chiunque abbia figlie femmine è preoccupato per quello che potrebbe accadere e l’idea che si debba meglio definire il concetto di consenso è un paracadute morale per chi non vuole affrontare la tematica. Ed oggi l’assenza dei gruppi di minoranza richiama l’assenza di convergenza sul tema a livello nazionale: questo è molto preoccupante”.
(Brigida Miranda)



