Parità, diritti e partecipazione

Corecom: convegno sui social nella PA, allarme privacy su Facebook e Instagram

All’evento è intervenuta anche la presidente dell’Assemblea, Emma Petitti: “Abbiamo bisogno di investire sulla giusta comunicazione, su un’alfabetizzazione digitale, la collaborazione con il Corecom è molto importante, la finalità è quella di lavorare insieme per poter veicolare nel miglior modo possibile le informazioni, per utilizzare in maniera positiva è propositiva gli strumenti legati alla comunicazione digitale”

“Uno dei problemi nella comunicazione delle pubbliche amministrazioni è rappresentato dal vincolo di avvalersi, per poter accedere ai servizi di comunicazione digitale erogati da Facebook e Instagram, dei contratti attivati direttamente dai propri dipendenti (che forniscono al gestore i propri dati personali). Infatti, a differenza di Twitter, nelle condizioni d’uso di Facebook e Instagram non si prevede l’accesso diretto ai servizi per le persone giuridiche. Questa peculiarità rende complesso anche il profilo della cosiddetta ‘eredità digitale’ dell’account social”.

È la fotografia che emerge dal convegno promosso dal Corecom dell’Emilia-Romagna svoltosi venerdì 26 novembre nella sede dell’Assemblea legislativa della Regione. L’incontro aveva l’obiettivo di individuare le criticità presenti nel campo della comunicazione social della pubblica amministrazione. I docenti dell’Università di Bologna Chiara Alvisi e Stefano Zunarelli hanno illustrato i contenuti del loro studio (commissionato dallo stesso Corecom), sull’utilizzo e la gestione delle pagine web istituzionali dei social network delle pubbliche amministrazioni e su quelli che sono i riflessi rispetto alle libertà fondamentali.

I due professori hanno poi rilevato un’ulteriore criticità presente nell’ambito della comunicazione sui social: “Si tratta della par condicio che nell’universo dei social perde completamente i riferimenti materiali e temporali rivolti a garantire un trattamento paritario a tutte le forze politiche che competono in una campagna elettorale. È a tutt’oggi assente, infatti, una normativa specifica che regoli le competizioni fra partiti politici nel periodo delle elezioni”.

All’evento ha partecipato anche la presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti: “In questi due anni la pandemia ha cambiato radicalmente le nostre abitudini e i social media sono entrati in maniera importante nella nostra quotidianità anche nelle stesse istituzioni (l’Assemblea legislativa ha utilizzato gli strumenti digitali in maniera preponderante). Sappiamo, però, che esistono anche risvolti negativi: ad esempio, non è raro incappare in fake news, come ha affermato la stessa Agcom, contenenti informazioni scientifiche errate. Abbiamo bisogno di investire sulla giusta comunicazione e su un’alfabetizzazione digitale. Per questo la collaborazione con il Corecom è molto importante. La finalità è quella di lavorare insieme per poter veicolare nel miglior modo possibile le informazioni e per utilizzare in maniera positiva e propositiva gli strumenti legati alla comunicazione digitale”.

All’incontro, moderato da Maria Giovanna Addario del Corecom, sono intervenuti anche Giovanni Sartor, dell’Università di Bologna, e Maria Enza La Torre, della Corte suprema di cassazione, che hanno affrontato rispettivamente il tema dei filtraggi delle informazioni nelle piattaforme web e il tema dell’evoluzione dell’informazione nell’era digitale.

Gli interventi, sempre sul tema dei social nella PA, si sono poi susseguiti in una tavola rotonda, diretta da Stefano Zunarelli, con Katia Marcantonio, dell’Agcom, Luisa Gabbi, di PAsocial, Leda Guidi, presidente di Compubblica, Vincenzo Guggino, segretario generale dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, Mauro Sarti, direttore del Servizio informazione e comunicazione istituzionale dell’Assemblea legislativa, e Giovanni Rossi, già presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna.

A chiudere i lavori è stato invece lo stesso presidente del Corecom Emilia-Romagna Stefano Cuppi, che ha ribadito la necessità di lavorare sull’alfabetizzazione digitale, anche in attesa di avere un quadro più chiaro collegato alle nuove disposizioni comunitarie.

(Cristian Casali)

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