L’Assemblea legislativa ha approvato una risoluzione sottoscritta da Yuri Torri (Si), primo firmatario, Silvia Prodi (Misto-Mdp), Paolo Calvano, Roberta Mori (Pd) e Igor Taruffi (Si) finalizzata a richiamare l’attenzione della Regione sulla necessità di rivedere le norme che regolano il settore cooperativo, in particolare in merito al prestito sociale, a salvaguardia dei soci sottoscrittori. Hanno votato a favore della proposta i gruppi Pd, Si, Misto-Mdp e M5s, contrari i gruppi Ln, Fi e Fdi-An.
È stata respinta, invece, una risoluzione sottoscritta da Raffaella Sensoli, prima firmataria, Andrea Bertani e Gian Luca Sassi (M5s), sempre in materia di cooperazione, nella quale si chiedeva alla Giunta regionale l’impegno a far cessare il meccanismo delle cosiddette ‘porte girevoli’ cioè la candidatura in occasione di consultazioni elettorali o la nomina in enti e società partecipate di chi ha ricoperto, negli ultimi tre anni, incarichi di vertice nelle cooperative, oltre a sollecitare limitazioni nelle retribuzioni dei manager e meccanismi di salvaguardia dei lavoratori nel caso di esternalizzazioni di servizi educativi e assistenziali.
Nell’illustrare la proposta, Yuri Torri (Si) ha ricordato come il prestito sociale non sia tutelato da adeguati fondi di garanzia, dato che le cooperative non sono riconosciute come enti dediti alla raccolta e alla gestione del risparmio e, pertanto, non possono aderire al Fondo di garanzia interbancario a tutela del deposito. Da qui la richiesta alla Giunta regionale di farsi portavoce presso Governo e Parlamento al fine di istituire organismi di vigilanza sui bilanci delle cooperative che emettono prestiti sociali e un fondo di garanzia nazionale a tutela dei sottoscrittori, a partire da quelli impegnati finanziariamente in cooperative recentemente coinvolte in procedure fallimentari. Infine, Torri invita la Regione ad avviare una riflessione, a partire dalla Consulta della cooperazione, sulle possibilità di innovazione e sviluppo di nuovi modelli cooperativi, con lo scopo di salvare e far crescere quello che è a tutti gli effetti un grande patrimonio di questa regione, e a mettere in campo tutti gli strumenti utili per la ricollocazione dei lavoratori delle imprese cooperative coinvolte nella crisi.
Raffaella Sensoli (M5s), nell’esporre il contenuto della proposta dei 5 stelle, ha puntato sulla necessità di sensibilizzare le cooperative e le loro associazioni a promuovere al proprio interno meccanismi retributivi tali da non superare un ragionevole rapporto (ad esempio di 1 a 6) nel divario tra le retribuzioni più basse e quelle più elevate di dipendenti e amministratori. Infine, per quanto riguarda la gestione tramite esternalizzazioni di servizi educativi e assistenziali, ha invitato la Giunta regionale ad adottare linee guida affinché le procedure selettive adottate dalle aziende regionali o dagli enti locali prevedano trattamenti retributivi e tutele per i lavoratori non inferiori a quelli del personale pubblico.
Stefano Bargi (Ln) ha criticato l’iniziativa dei gruppi di sinistra, che, a suo parere, ancora una volta dimostrano un’attenzione eccessiva al mondo della cooperazione, dimenticandosi, invece, ad esempio, di quello delle imprese artigiane, molto più penalizzato negli ultimi anni dalla crisi economica. Il motivo – ha affermato il consigliere – è da ricercare nel collateralismo tra cooperative, quelle ‘rosse’ in testa, e la politica, che in Emilia-Romagna ha consentito alle prime di godere di un mercato protetto, garantito dal sistema politico-amministrativo, e alla politica di ricevere un importante sostegno economico, fondamentale per mantenere il consenso elettorale e l’appoggio sociale.
Per Silvia Prodi (Misto-Mdp) il tema del prestito sociale nel sistema cooperativo è importante e richiede un intervento politico urgente. Secondo la consigliera, infatti, è tempo di soluzioni tecniche chiare ed efficaci a tutela dei soci sottoscrittori. Infine, ha rivolto un appello alla Giunta regionale affinché, in caso di fallimento di una cooperativa, al curatore fallimentare non venga corrisposto il compenso massimo previsto dalla legge, considerandolo poco etico rispetto al dramma di chi, in molti casi, ha perso i risparmi di una vita oltre al lavoro.
Roberta Mori (Pd) ha ricordato come il sistema cooperativo sia stato fondamentale per lo sviluppo economico e sociale del territorio regionale. È indubitabile, però – ha evidenziato – che la crisi economica abbia contribuito a mettere in luce i limiti di un impianto normativo e di un modello societario che va rivisto. La Regione e il sistema delle cooperative hanno fatto molto in tema di vigilanza e per il ricollocamento dei lavoratori incorsi nel fallimento di una cooperativa, ma vanno rafforzati gli strumenti esistenti e ne vanno istituiti di nuovi, come quelli a garanzia del prestito sociale.
Paolo Calvano (Pd) ha risposto a Bargi che il collateralismo tra cooperative e politica è finito da tempo, come dimostra la fusione, avvenuta alcuni anni fa, delle varie centrali cooperative proprio per avviare una profonda autoregolamentazione. Secondo il consigliere, attardarsi in polemiche anacronistiche rischia di distogliere l’attenzione dalle attuali esigenze di un settore chiave per il sistema economico e sociale regionale e nazionale, che oggi ha bisogno di nuove regole per arginare la diffusione delle cooperative spurie o finte. Il sostegno della Regione – ha concluso Calvano – va a tutto il mondo imprenditoriale e produttivo, come dimostra il Patto per il lavoro.
Per Tommaso Foti (Fdi-An) la riforma del sistema cooperativo è necessaria e indifferibile. Prima ancora della crisi economica degli ultimi anni, il mondo cooperativo ha cominciato a soffrire a causa di una distorsione interna, dovuta al fatto che una parte di quel mondo ha abbracciato il sistema capitalistico, abbandonando i principi originari del mutualismo e della solidarietà. Da quel momento – ha ricordato il capogruppo – si sono moltiplicati i casi in cui il prestito sociale dei soci-lavoratori e soci-sottoscrittori è stato depredato da manager incapaci e talvolta disonesti. La realtà economica – ha concluso Foti – è radicalmente cambiata e le norme che regolano il sistema cooperativo devono essere ripensate, a partire da quelle nazionali. Per quanto di propria competenza, Regione ha il dovere di rivedere la legge sulla cooperazione sia per tutelare i soci sottoscrittori sia per evitare la proliferazione di cooperative spurie.
(Luca Govoni)