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Coronavirus. Barcaiuolo (Fdi): servono interventi a tutela della maternità

“La stessa legge 194 tutela il diritto della donna all’assistenza non solo sanitaria ma anche psicologica e sociale finalizzata prima di tutto a tutelare la sua salute, la maternità e la vita del nascituro”

Quali tutele sono state messe in atto per le donne in maternità in tempo di Coronavirus? A chiederlo, in un’interrogazione alla Giunta, è il consigliere Michele Barcaiuolo (Fdi). Il consigliere ricorda come “la stessa legge 194 tutela il diritto della donna all’assistenza non solo sanitaria ma anche psicologica e sociale finalizzata prima di tutto a tutelare la sua salute, la maternità e la vita del nascituro: in questo periodo di emergenza epidemiologica si chiede da più parti di estendere la procedura farmacologica a domicilio, asserendo che in tal modo si eliminerebbe il ricovero ospedaliero e nel contempo si garantirebbe il diritto delle donne all’interruzione volontaria della gravidanza, mentre la legge 194 sancisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile e il valore sociale della maternità, oltre che la tutela della vita umana dal suo inizio, ma non  specifica l’esistenza di un ‘diritto all’aborto’, anzi l’intero testo è diretto a porre in campo tutte le iniziative possibili per evitare il ricorso all’interruzione della gravidanza”. Da qui l’interrogazione all’esecutivo regionale per sapere “se siano state messe in atto specifiche misure per la tutela della maternità secondo quanto espresso dalla Legge 194, tenendo in considerazione la particolarità di questo momento di emergenza sanitaria; come si stia operando in questa fase di emergenza per contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione volontaria della gravidanza, anche con riferimento a ragioni di carattere economico”. Il consigliere vuole inoltre sapere dall’amministrazione regionale “se, al fine di offrire alle donne in difficoltà tutte le risorse disponibili sul territorio, si ricorre alle realtà associative che nel loro specifico si occupano della tutela della vita, alleggerendo in tal modo il carico che pesa sulle strutture pubbliche oggettivamente messe a dura prova dall’emergenza epidemiologica; se, visti i rischi per la salute fisica e psichica della donna derivanti dal ricorso all’aborto farmacologico, non si ritenga opportuno promuovere e richiedere disposizioni, presso le autorità competenti e per tutta la durata dell’emergenza epidemiologica, volte a ridurre o escludere l’utilizzo dell’aborto farmacologico, che, come rilevato anche dal rapporto IVG 2018 della Regione Emilia-Romagna, può comportare la necessità di interventi d’urgenza, evidentemente più difficili da gestire vista la pandemia in corso, oppure a effettuare le somministrazioni esclusivamente nelle strutture sanitarie autorizzate, anche in ottemperanza dell’art. 8 Legge 194, per poterne monitorare i possibili effetti collaterali”.

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