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Coronavirus. Fdi: qual è il vero protocollo per i test sui guariti?

Il consigliere Michele Barcaiuolo denuncia il caso di un paziente a cui sarebbero stati annullati i test perché fatti a distanza di 13 giorni l’uno dall’altro e non di 15

Quali sono i protocolli da seguire per i pazienti guariti dal coronavirus? A chiederlo, in un’interrogazione a risposta scritta alla Giunta, è il consigliere Michele Barcaiuolo (Fdi) che ricorda che il primo aprile scorso un paziente veniva dimesso, dichiarato clinicamente guarito, da un ospedale regionale in seguito a infezione da Covid-19: al paziente suddetto venivano effettuati due tamponi, il 30 e il 31 marzo, riscontrati negativi, mentre un primo fatto il 17 marzo era risultato positivo. Veniva inoltre accertata la guarigione per mezzo di una TC ai polmoni, ma – sottolinea il consigliere interrogante – circa un mese e mezzo dopo il paziente veniva ricontattato dall’Ufficio igiene che gli comunicava l’invalidità dei tamponi, essendo stati effettuati a distanza di 13 giorni invece che di 15: alla richiesta di chiarimenti, l’Ufficio igiene specificava che era necessario seguire il protocollo, e dunque ripetere i tamponi, per poter chiudere la pratica”. Una situazione a dir poco complessa che porta Barcaiuolo a interrogare la Giunta per sapere, “in caso vi sia un protocollo, se la Regione sia a conoscenza di casi analoghi in cui tamponi siano stati effettuati prima dei 15 giorni o di soggetti guariti clinicamente a cui per errore siano stati effettuati ulteriori tamponi oltre ai due risultati negativi”. L’esponente di Fratelli d’Italia vuole inoltre sapere dall’esecutivo regionale “se non si ritenga opportuno effettuare il tampone sempre anche ai conviventi dei positivi e per quale ragione questa opzione non sia già una prassi”. E sul caso descritto chiede poi “se non si ritenga poco professionale il fatto che il paziente sia stato ricontattato dopo oltre un mese dalle dimissioni per comunicargli l’errore e chiedergli quindi di ripetere i tamponi”. “

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