La Regione, come accade in altre regioni, consenta “il test rapido antigenico per determinare la fine del periodo di isolamento, ovvero di quarantena, a chi è risultato positivo al Covid o ha avuto contatto diretto con persona positiva”. Lo chiede alla Giunta la Lega con un’interrogazione, primo firmatario Michele Facci, nella quale si vuol sapere il motivo per cui il Servizio sanitario regionale “non lo abbia previsto, in aderenza con quanto disposto dalla Circolare ministeriale n° 36254 del 11.8.2021”.
In commissione Politiche per la salute, presieduta da Ottavia Soncini, ha replicato il sottosegretario alla Giunta, Davide Baruffi, che ha spiegato come “la situazione sia cambiata e con il decreto del febbraio 2022 sono state alleggerite le modalità per la quarantena. Dal 1° aprile, le regole valgono per tutti: resta in isolamento in casa solo chi ha il virus, per gli altri c’è l’autosorveglianza e l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2”.
Facci ha detto che “l’interrogazione è datata, 30 dicembre, e la situazione è cambiata e che serviva prima una risposta. Avevo chiesto se l’Amministrazione regionale non ritenesse che tale possibilità consentisse un alleggerimento della pressione sulle strutture ospedaliere in ordine all’esecuzione di tamponi molecolari, anche dal punto di vista burocratico e amministrativo, e avrebbe potuto diminuire il tempo di rientro in società delle persone coinvolte, con evidente minor aggravio per le stesse, sotto tutti i punti di vista (lavorativo/professionale, scolastico/educativo)”. Baruffi ha ricordato che l’Emilia-Romagna “è stata la prima Regione ad attivare l’autotesting per chi aveva completato il ciclo vaccinale, sia per la positività sia per uscire dalla quarantena. La Regione è sempre attenta anche rispetto alla nuova variante e ospedali sono sotto controllo”.
Per Facci “quella della Giunta è una non risposta. E’ vero che la richiesta è datata, ma questo problema è antecedente al decreto del 31 dicembre che disciplinava i test antigienici rapidi per l’uscita dall’isolamento. All’epoca erano ammessi solo quelli delle farmacie quando, invece, la legge prevedeva anche altri centri autorizzati. E così l’uscita dall’isolamento, per i positivi, è limitata a una convenzione regionale quando la norma consente anche il ricorso ad altri centri. Una differenza che comporta il disallineamento dei tempi di rientro in società”.
A dicembre, ha sottolineato il consigliere, la Regione prevedeva che l’isolamento fosse determinato dall’esecuzione di un tampone “molecolare”. Una soluzione che in Toscana è stata accantonata affidando “anche ai soli test rapidi l’accertamento della positività al virus, qualora eseguiti presso le strutture appositamente preposte”. Il sistema sanitario è stato così alleggerito e il tracciamento reso più veloce. Ma questo, ha continuato il consigliere, non è avvenuto in Emilia-Romagna dove è stato mantenuto “il test RT-PCR per determinare il termine dei periodi di isolamento per le persone risultate positive, e di quarantena per i contatti di persone positive”.
L’interrogazione è stata firmata anche dai consiglieri Daniele Marchetti, Matteo Rancan, Valentina Stragliati, Maura Catellani, Massimiliano Pompignoli, Emiliano Occhi, Fabio Rainieri, Stefano Bargi, Fabio Bergamini, Andrea Liverani, Matteo Montevecchi, Simone Pelloni e Gabriele Delmonte.
(Gianfranco Salvatori)