C’è una disparità di trattamento tra i figli con i genitori in quarantena e questo può impedire che ad alcuni papà e mamme non venga concesso, dall’Inps, il congedo per la quarantena.
A sollevare il caso, con una interrogazione alla Giunta, è la consigliera Manuela Rontini (Pd). Nell’atto ispettivo si chiede se la Regione “sia al corrente dei disagi creati da questa disparita di trattamento, relativamente al congedo Covid-19, a cui vengono sottoposti i bambini e i loro genitori a seconda della modalita in cui e avvenuto il contagio e se ritenga di attivarsi nelle opportune sedi di confronto con il Governo affinche il legislatore nazionale provveda a migliorare la norma”.
La legge 126 del 2020 ha introdotto la nuova disciplina del congedo straordinario per quarantena scolastica, nel caso non si possa svolgere il lavoro agile. Il genitore ha la possibilità di usufruire del congedo – ma il figlio deve essere minore di 14 anni – “oltre che nel caso di contatto avvenuto all’interno del plesso scolastico, anche nell’ambito dello svolgimento di attivita sportive di base o di attivita motoria in strutture quali palestre, piscine, centri sportivi, circoli sportivi, sia pubblici che privati, nonche all’interno di strutture regolarmente frequentate per seguire lezioni musicali e linguistiche”. L’Inps ha ricordato, però, che per utilizzare il congedo occorre che la quarantena sia stata disposta dal Dipartimento di prevenzione dell’Ausl.
Restano, però, esclusi, sottolinea Rontini, luoghi diversi tra cui l’ambito familiare. “Questa criticita, gia segnalata dall’Associazione italiana per la direzione del personale (Aidp), crea una disparita di trattamento tra i genitori con figli in quarantena. Nei casi esclusi dal diritto – scrive Rontini – ad accedere al congedo Covid-19, il genitore si trovera nella necessita di dover chiedere giorni di ferie o un permesso non retribuito per assistere il figlio in quarantena, come se ci fosse un contagio di serie A e uno di serie B”. I casi di contagi in famiglia sono tanti e spesso ci sono tempi diversi di guarigione o negativizzazione, tra genitori e figli. C’è, poi, conclude la consigliera Pd, il caso particolare “come ad esempio quello del genitore positivo asintomatico che, dopo 21 giorni di quarantena, effettua il tampone e anche se da esito positivo viene comunque liberato dall’isolamento obbligatorio, mentre il figlio convivente viene rimesso in quarantena per altri 14 giorni a partire dalla data dell’ultimo tampone positivo del genitore”.