Scuola giovani e cultura

Cultura. La commissione approva il piano regionale per il sostegno al settore. “Digitale e streaming sono stati la svolta”

I consiglieri chiedono che “la cultura sia sempre meno elitaria”

Sostegno al settore musicale, alle scuole e tutela dei lavoratori (anche di coloro che lavorano dietro le quinte) al centro del Programma regionale per lo sviluppo del settore musicale, presentato dall’assessore alla Cultura Mauro Felicori e approvato dalla commissione Cultura, presieduta da Francesca Marchetti.

Un 2019 che doveva essere l’anno di inizio dei lavori di programmazione e sostegno, un 2020 che ha fatto registrare forti sofferenze per il settore e un 2021 che non vede all’orizzonte una situazione favorevole. Ma nonostante questo, la Regione cerca di dare boccate d’ossigeno al mondo musicale. “Per ciò che riguarda l’offerta di spettacoli musicali, nel 2019 l’Emilia-Romagna si colloca al secondo posto fra le regioni italiane per numero di concerti, con una differenza per comparti: il 54% dei concerti rientra nel comparto della musica leggera, il 31% nei concerti classici e il 15% nei concerti jazz. Per quanto riguarda l’occupazione, i lavoratori dello spettacolo che hanno operato in Emilia-Romagna nel 2019 sono complessivamente 11.840, confermando la tendenza in crescita rispetto agli anni precedenti del 6% su base annua. La base occupazionale è rappresentata soprattutto dalle figure artistiche (7.659, pari al 64,7%, mentre tecnici e addetti ai servizi sono pari a 2.970 e gli addetti all’amministrazione 1.211), il 56,0% degli occupati hanno 35 anni e oltre ma va evidenziata, però, la crescita della percentuale di giovani, gli under 29, che rappresentano ben il 31,5% nel 2019. Infine, il lavoro alle dipendenze interessa il 68,6% dei lavoratori, quota in aumento rispetto al 2018, ma comunque importante la quota di lavoratori autonomi, pari a 3.718 unità. Nel triennio concluso sono stati sostenuti progetti di qualificazione dell’alfabetizzazione musicale proposti dalle scuole di musica e dalle formazioni di tipo bandistico e corale e mirati a promuovere una cultura musicale diffusa, differenziata e inclusiva e a favorire il dialogo interculturale.

Se c’è una grossa novità, quella riguarda lo streaming. “Il vettore principale di questa crescita, nonostante la crisi- ha sottolineato l’assessore Felicori- è lo streaming, a cui tanti conservatori del mondo culturale guardano con sufficienza, quando invece è la condizioni per portare la musica nel mondo e a classi sociali che non frequentano i teatri d’opera”. E proprio il digitale, secondo l’assessore, “deve essere considerato il nostro alleato più prezioso nella crescita. Quando si parla di nuove povertà non bisogna separare la dimensione sociale da quella culturale”. E vista la ricchezza e la primazia dell’Emilia-Romagna nel mondo musicale, “dobbiamo dimostrare a Roma e Milano quanto valiamo: ogni mattina si devono svegliare pensando a cosa si sta inventando l’EmiliaRomagna”.

“Un programma importante- secondo la consigliera del Partito democratico Marilena Pillati– che purtroppo non ha potuto dimostrare i risultati reali che si potrebbero ottenere, visto il periodo che stiamo vivendo. Ma ritengo importante che sia chiaro che la cultura è anche educazione, per questo non deve essere elitaria”.

Per Stefania Bondavalli (lista Bonaccini) è importante anche considerare “le bande musicali: speriamo che al più presto possano tornare attive visto il loro ruolo fondamentale anche nella socialità”.

Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) ha rimarcato come “il 37,4% della popolazione italiana non abbia fruito della cultura, percentuale che sale al 50% per le fasce più fragili economicamente. Un errore, dovuto soprattutto al passato governo, non rendere l’accesso alla cultura attraverso lo streaming gratuito, perché torna il tema delle diseguaglianze”.

Infine, Silvia Zamboni (Europa Verde) ha sottolineato come “la musica colta non debba essere un privilegio, chiedendo attenzione per un mondo che non riguarda solo gli interpreti ma anche le professionalità che lavorano nell’ombra e che sono state pesantemente colpite dalla pandemia”.

(Margherita Giacchi)

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