Un quadro in chiaroscuro quello sulla situazione delle sale cinematografiche in regione. Se, da un lato, si registra un calo dei cinema (determinato dalla pandemia e dalla diffusione dei film online e a casa), dall’altro si ha un rapporto riguardante gli schermi per 100mila abitanti fra i più alti d’Italia e d’Europa.
Sono alcuni dati emersi durante la presentazione, da parte della Regione, della clausola valutativa sulla “Disciplina della diffusione dell’esercizio cinematografico” nel triennio 2017-2019 presentata in commissione Cultura.
La legge del 2006 ha trasferito dallo Stato alle Regioni la competenza per l’apertura di nuovi cinema e la facoltà di valutare la densità di nuove sale e di negare l’apertura dove l’offerta fosse già ritenuta sufficiente. L’Emilia Romagna ha semplificato la procedura per l’autorizzazione, mantenendo soltanto quella urbanistica (che considera l’impatto ambientale, il traffico, la sostenibilità e altri fattori) ed eliminando quella relativa alla distribuzione sul territorio e alla densità perché ritenuta un limite alla concorrenza.
Le sale sono in calo, è stato detto, ma non si tratta di un calo drammatico, perché in regione la domanda di cinema è fra le più alte. La diminuzione di sale dipende anche dalla mancanza di nuovi investimenti e in difficoltà ci sono le sale più obsolete. Ma, per queste, ci sono contributi regionali e statali. La Legge 20/2014 prevede un sostegno per la riqualificazione delle sale che svolgono un ruolo nelle comunità. E la Regione è impegnata da tempo con le associazioni degli esercenti riguardo a convenzioni e contributi.
Secondo Emilia-Romagna Coraggiosa, sul comparto si addensano ombre per il futuro. Ci sono incognite e il rischio desertificazione per i piccoli soggetti. I grandi gruppi hanno risorse finanziarie adeguate per cambiare e investire. Vanno comprese le preoccupazione dei piccoli cinema e avviata una riflessione su quali strumenti ipotizzare per la ripresa. In passato era anche stata presentata una risoluzione per il sostegno alle sale di comunità.
Il Partito Democratico ha sottolineato come ci siano due velocità: la flessione di spettacoli e spettatori ha fatto registrare nel 2019 un dato in contro tendenza. Poi, però, la pandemia ha cambiato tutto. Occorre prestare attenzione al settore nei prossimi mesi e prevedere sostegni. L’impegno della Regione, hanno detto i dem, è stato forte e si deve ripartire da qui, aiutando anche la produzione artistica. Bisogna ‘coltivare’ il pubblico e l’auspicio è che le limitazioni alla capienza delle sale vengano superate: il cinema è sicuro, come lo è il teatro.
La Giunta si è detta “non pessimista apocalittica, ma ottimista razionale”. Si guarda ai germi di speranza che nascono dai cambiamenti. La difesa delle sale è necessaria, per conservare il patrimonio, ma anche perché le sale possono – se aiutate a investire in tecnologie – aprirsi a un futuro inimmaginabile. I cinema possono diventare anche luoghi di fruizione della cultura (ad esempio la musica). Senza dimenticare che le sale parrocchiali sono un presidio culturale anche in territori difficili. E la Regione è stata la prima in Italia a battersi per la riapertura dei cinema.
(Gianfranco Salvatori)