Risolvere i problemi del Casino dei Boschi di Carrega in provincia di Parma.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Giancarlo Tagliaferri (Fdi) che ricorda come “il consorzio di Comuni della Provincia di Parma che gestivano il parco, oltre alla provincia di Parma e al Comune di Parma, comprendeva i comuni di Collecchio, Felino, Fornovo e Sala Baganza. Il Consorzio ha proceduto nei decenni all’acquisto dei terreni da destinare alla libera fruizione da parte dei cittadini assieme a quella parte degli immobili in cui sono state realizzate le strutture del Parco, dagli uffici al centro visite. Se all’inizio il parco fu costituito allo scopo di fermare la speculazione edilizia, speculazione che avrebbe compromesso l’intera area, da parte del Consorzio dei Comuni non fu mai possibile avere un progetto di recupero e di ripristino degli immobili, ora divenuti in gran parte ruderi”.
Per Tagliaferri “Regione, Ente parco, Provincia e Comuni si sono dimostrati assolutamente incapaci di far vivere uno dei gioielli legati alla principessa Maria Luigia, destinando l’antico splendore a dover vivere la pagina più triste del nostro territorio. L’assessora della Regione Emilia-Romagna Barbara Lori dichiara, con una semplicità ‘incantevole’, che, visto l’insuccesso dell’offerta irreversibile di acquisto, si passerà all’asta pubblica con alcune prescrizioni. Un po’ poco visti i formidabili costi sostenuti in questi 50 anni da parte di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Parma, Comuni di Sala, Collecchio, Felino e Fornovo”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “quali siano stati i costi sostenuti dalla Regione Emilia-Romagna nei 13 anni di gestione attraverso l’ente parco Emilia occidentale per i boschi di Carrega e quale giudizio esprima la giunta nei confronti dei nominati politici alla gestione dei Boschi di Carrega, visto che si è arrivati alla improvvisa decisione di vendere per interrompere la permanente incapacità di gestire il patrimonio pubblico dei Boschi”.
Tagliaferri, inoltre, vuole sapere “come e in quali tempi l’amministrazione regionale intenda dismettere l’attuale dirigenza politica vista l’evidenza della cattiva gestione e quali siano i rapporti formalizzati con la famiglia Carrega dal momento che gli eredi sostengono che vi sia l’impegno congiunto con l’Ente Parco di vendere tutta la proprietà, parte pubblica e parte privata”.
Si richiede inoltre chiarezza su come l’esecutivo regionale “intenda affrontare, a seguito della alienazione della proprietà pubblica, la questione della persistenza o meno degli attuali vincoli sul pre-parco, zona vasta del territorio che occupa una grande superficie prevalentemente agricola che circonda la zona, che è stata finora una vera camicia di forza imposta e che, di fatto, è diventato un’estensione del Parco stesso oltre i limiti fissati, con tutti i problemi derivanti da centinaia e centinaia di ungulati senza controllo, di danni continui all’agricoltura e di pericolo per gli abitanti e per le più pregiate produzioni alimentari”.
(Luca Molinari)