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Cultura Ravenna. Dante, Gibertoni (Misto): inserire “zona del silenzio” nel patrimonio Unesco

La consigliera rimarca che, come affermato dalla stessa Regione, “il percorso avviato dal Comune di Ravenna nel 2016, per quanto è stato possibile verificare, non ha avuto i riscontri positivi”, rilevando quindi che “il lascito dantesco meriterebbe ben altre cure, attenzioni e progettualità”

Con un’interrogazione rivolta al governo regionale Giulia Gibertoni (Misto) chiede di “riproporre il progetto che potrebbe portare a inserire la cosiddetta ‘zona del silenzio’, l’area di rispetto che circonda il luogo della sepoltura di Dante Alighieri a Ravenna, nell’elenco dei patrimoni dell’umanità riconosciuti dall’Unesco”. La consigliera sollecita, in particolare, l’esecutivo regionale a “intervenire direttamente nel progetto, non solo finanziariamente, per favorirne un esito positivo”. Gibertoni parla infatti di “un investimento culturale che potrà aprire nuove prospettive di sviluppo e conoscenza, in linea con quanto riportato nel protocollo d’intesa promosso dal Comune di Ravenna per le celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, firmato anche dalla Regione Emilia-Romagna, in particolare nella parte in cui si dice che ‘la celebrazione del poeta ha comportato una rifondazione di un sistema nazionale della cultura’ e nello specifico quando si precisa che ‘è prioritaria la realizzazione di un complesso di interventi di natura materiale rispetto al patrimonio artistico, librario e archivistico e in ordine all’assetto urbanistico e immateriale che riguardino le attività di ricerca, conoscenza, divulgazione e partecipazione”. Nell’atto ispettivo si rileva, infatti, che l’assessorato regionale alla Cultura, rispondendo a una precedente interrogazione della stessa Gibertoni sul tema, “riferiva che la Regione Emilia-Romagna non è attualmente coinvolta nelle procedure per l’inserimento della ‘zona del silenzio’ nell’elenco Unesco dei patrimoni dell’umanità, aggiungendo che il percorso avviato dall’amministrazione comunale di Ravenna nel 2016, per quanto è stato possibile verificare, non ha avuto i riscontri positivi necessari alla presentazione di una candidatura ufficiale”. Gibertoni rileva che nel documento ufficiale della Giunta regionale sulle celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, con la relativa pianificazione finanziaria, si parla di una programmazione culturale che dovrà proseguire anche dopo il 2020, partendo dal presupposto che “nel lascito dantesco confluisce l’elaborazione medievale che sta alla base dell’idea di Europa e per esteso del canone occidentale al pari del patrimonio musivo ravennate riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità”. La consigliera, relativamente alla candidatura dell’area a patrimonio Unesco, “sembra essere mancata, più che la sostanza dell’altissima qualità del sito, la volontà di assicurare una buona riuscita dell’operazione, che comportava un’opera di raccordo fra tutti gli enti e soggetti coinvolti oltre all’elaborazione di uno studio scientifico di alto valore che approfondisse l’eventuale necessità di modifiche al progetto e la volontà di assumere un impegno certamente gravoso per il futuro legato al mantenimento e alla cura del bene nonché al suo sviluppo, anche di natura immateriale”. Il lascito dantesco, conclude, “meriterebbe ben altre cure, attenzioni e progettualità rispetto a quelle, tutto sommato di piccolo cabotaggio, che traspaiono da questa vicenda”.

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