Approvata in commissione Parità (presieduta da Federico Amico) una risoluzione per impegnare la giunta a promuovere una riflessione sull’uso dello spazio pubblico a fini celebrativi e a istituire un fondo regionale a sostegno della statuaria pubblica per le persone illustri, dedicata in particolare a donne che in Emilia-Romagna si siano distinte per meriti professionali, culturali, scientifici, sociali e civici.
A presentarla, le consigliere Silvia Zamboni (Europa Verde), Giulia Pigoni e Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini).
“Siamo di fronte a una discriminazione di genere che è una discriminazione culturale -ha spiegato Zamboni-. Dal censimento avviato dall’associazione ‘Mi Riconosci’ risulta che il 51% delle statue dedicate alle donne è stato realizzato a partire dal 2000. I monumenti dedicati a donne vissute in Italia sono pochissimi e mancano figure come Elsa Morante o Ada Rossi, Gaetana Agnesi o Trotula de Ruggiero, Nilde Iotti o Tina Anselmi. Il 31% delle opere è dedicato a figure religiose, il 17% a donne e bambine note per essere morte tragicamente, l’8,5% a donne ricordate per il ruolo di benefattrici o per aver salvato vite umane. Solamente il 17% di statue pubbliche è dedicato a donne o figure femminili per meriti intellettuali o artistici. Inoltre, diverse statue a figura intera presentano corpi nudi o fortemente sessualizzati. Una connotazione erotica che va inevitabilmente a sminuire il soggetto ritratto, privandolo, insieme alle vesti, della sua storia e del suo pensiero”.
In Emilia-Romagna, ha precisato la consigliera, “anche la toponomastica comunale penalizza le donne e per questo è indispensabile che i Comuni realizzino un’analisi della toponomastica cittadina e della statuaria monumentale pubblica dedicate a figure femminili. Abbiamo anche pensato a creare un piccolo fondo per finanziare la realizzazione di statue dedicate a donne che siano dei modelli civici per dare concretezza a questo progetto”.
Sulla risoluzione sono stati presentati 5 emendamenti: 4 a firma Marco Lisei (Fratelli d’Italia) e uno a firma Roberta Mori (Pd).
Il consigliere Lisei ha ricordato che “in Emilia-Romagna ci sono effettivamente tante statue dedicate a donne che vengono escluse dal censimento, preso come spunto per la risoluzione. Non neghiamo che esista il tema ma bisogna capire se il problema è che ci siano statue di donne ‘non gradite’. Non possiamo quindi prendere per oro colato un censimento che esclude una serie di raffigurazioni. Dalla risoluzione va tolto il riferimento allo studio condotto perché non è empirico”.
Mori ha aggiunto: “I presupposti della risoluzione ci sono. Al di là del censimento, c’è una situazione certa. Il fatto che tematiche generiche vengano interpretate da statue femminili è un’esemplificazione non esaustiva. Anche per quanto riguarda la toponomastica, il tema è individuare personalità raffiguranti donne importanti, riconosciute nelle loro gesta storiche, culturali ed economiche che rispecchino la realtà”.
Nel dibattito è intervenuta anche Valentina Stragliati (Lega): “Visto che la nostra Regione primeggia in tante situazioni, credo che questo dibattito non rappresenti una priorità, anche in ragione del fatto che in questa risoluzione viene chiesto di istituire un piccolo fondo. Chiedere le quote rosa per le statue non è giustificabile. Credo piuttosto sia più importante investire su servizi come i nidi pubblici”.
(Lucia Paci)