Nel triennio 2018-2020 tutti gli studenti idonei ad avere borse di studio hanno viste soddisfatte le loro richieste: a fronte di una media nazionale del 12%, sono il 14% del corpo studenti universitari emiliano-romagnoli, un dato in crescita del 13,5%. Ovvero: circa 24mila universitari sui 167mila totali hanno avuto diritto a borse di studio per un totale di circa 95 milioni di euro.
Nonostante il Coronavirus, Ergo, l’Agenzia regionale per il diritto alla studio, ha assicurato sostegni economici, interventi mirati su casa e assegni per lo studio agli studenti degli Atenei emiliano-romagnoli e rinvio del pagamento della seconda rata 2020 per ovviare ai ritardi imposti dal lockdown.
Interessanti anche i dati relativi ai posti letto (3.500 in 46 strutture di Ergo che crescono a oltre 6.000 se si considerano anche le realtà gestite in proprio dai singoli Atenei o convenzionate con Fondazioni e associazioni di categoria che collaborano con il mondo accademico), le mense (481mila pasti erogati) e gli studenti stranieri (10mila nel triennio in questione, di cui mille provenienti da Stati aderenti all’Unione europea).
I dati sono stati presentanti e discussi oggi in commissione Cultura presieduta da Francesca Marchetti, nel corso della Relazione sulla clausola valutativa della legge regionale sul “Sistema regionale integrato di interventi e servizi per il diritto allo studio universitario e l’alta formazione” e l’annuale relazione della Direttrice di Ergo Patrizia Mondin.
Per il secondo anno accademico consecutivo, Ergo si è trovata a fronteggiare gli effetti della pandemia da Coronavirus: studenti che lasciano anzitempo le abitazioni prese in affitto per tornare a casa per via delle lezioni on line imposte dalla necessità di garantire il distanziamento sociale, conseguente rescissione dei contributi pubblici ai medesimi, necessità di non sostenere più (solo) il pagamento di affitti, ma prima di tutto quello delle connessioni Internet. Sono state queste alcune delle principali sfide che Ergo ha affrontato e vinto. La conferma? Alcuni esempi come le 658 “borse di studio Covid” quantificabili in 1,4 milioni di euro, i 50mila euro investiti per allacciare 479 dispositivi tecnologici digitali e poi un’altra serie di puntuali interventi che hanno reso meno complessa “l’Università al tempo della pandemia”.
Per spiegare il lavoro capillare di Ergo, basterebbero questi elementi, ma il triennio 2018-2020 è stato anche caratterizzato da altri numeri positivi (misure specifiche per i dottorandi, progetti di edilizia universitaria in via di realizzazione o già realizzati, etc) che portano i vertici di Ergo a dare un giudizio positivo del lavoro svolto.
“I dati dimostrano come i nostri studenti siano in forte crescita, siamo la quarta Regione dopo Lombardia, Lazio e Campania per numero di iscritti ai nostri Atenei, con una quota molto alta di fuorisede che ci qualifica come la Regione più attrattiva per studenti fuorisede”, spiega l’assessore alla Scuola e Università Paola Salomoni, che ricorda come “questi trend di crescita sono confermati anche negli ultimi due anni, quelli segnati dalla pandemia da Coronavirus: un dato che si ripercuote su tutta la nostra società emiliano-romagnola che è quella con il maggior numero di laureati in Italia”. Salomoni ricorda come l’Emilia-Romagna abbia ricevuto il 12% dei fondi statali per il diritto allo Studio, risultato ottenuto perché riusciamo a prendere la quota premiale che viene data a quelle Regioni che sanno ben amministrare questo tipo di risorse raggiungendo risultati di qualità. “Il nostro obiettivo politico è dare il 100% delle borse studio a chi ne ha bisogno, per raggiungere questo risultato la Regione investe anche proprie risorse a fianco dei fondi statali”, sottolinea l’assessore.
Sulla stessa linea la Direttrice di Ergo Patrizia Mondin, che ricorda come “il 2020 è stato un anno un po’ particolare, ma, come dimostrato dalle iniziative che abbiamo realizzato, abbiamo agito in modo da evitare che il 2020 fosse solo un anno orribile, si è operato per non lasciare indietro nessuno a partire dalla parte più fragile del corpo studentesco”.
Le relazioni di Salomoni e Mondin hanno aperto un dibattito fra le forze politiche.
“Il diritto allo studio universitario ha a che fare prima di tutto con il diritto delle persone e da esso dipende il futuro dell’Emilia-Romagna e del sistema paese: quanto abbiamo sentito oggi conferma come nella nostra regione il diritto allo studio è concepito e sviluppato nella sua accezione più completa, la strada su cui state lavorando è quella giusta”, spiega Marilena Pillati (Pd).
Valentina Castaldini (Fi), pur sottolineando come “i dati delle relazioni dimostrano una situazione positiva perché è molto importante poter finanziare il 100% delle borse di studio richieste”, ha ricordato quelle che sono le criticità del servizio allo studio in Emilia-Romagna, in primo luogo l’insufficiente numero di posti letto negli studentati e la complessità di integrazione tra studenti fuorisede e città in cui frequentano l’università”.
Netta anche la posizione di Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini) per la quale “è molto positivo che aumenti il numero di iscritti ai corsi universitari in Emilia-Romagna: siamo stati in grado di aumentare le risorse in modo da assicurare tutte le borse di studio richieste, si deve proseguire su questa linea perché è giusto favorire le condizioni per il successo universitario di tutti gli studenti”.
Dal canto suo la presidente della Commissione Francesca Marchetti ha ricordato come “la comunità educante emiliano-romagnola nell’anno complesso segnato dal Coronavirus si è presa per mano affinché nessuno rimanesse indietro: gli studenti fuorisede, lungi dal sentirsi solo ospiti, debbono entrare a far parte della nostra comunità”.
(Luca Molinari)