Superare il divario digitale tra le zone urbane e quelle dell’Appennino e delle aree interne della regione. E’ la richiesta alla giunta di Michele Facci (Lega) in un’interpellanza in cui chiede che la banda ultra larga (Bul) venga estesa ai territori con più bassa copertura Internet. Facci, dopo la risposta della giunta, ha concluso che “per ora non ci sono ancora soluzioni”.
A rispondergli è stata l’assessora Paola Salomoni (Agenda digitale) che ha sottolineato come “la giunta è impegnata a dare la connessione a tutti i cittadini. Il bando per la banda ultralarga è per le aree bianche e fa capo al ministero per lo Sviluppo economico, attraverso Infratel, che ha dato il contratto a Open Fiber per la realizzazione. I tempi, però, sono stati largamente disattesi. La Regione, con il contributo di Lepida, ha cercato di intervenire e ha chiesto incontri a Open Fiber, a Infratel e al Ministero. Open Fiber, però, è passata sotto controllo pubblico e sono cambiati i vertici. Il Ministero ha chiesto un mese per la nuova pianificazione. I 3,7 miliardi fanno parte del Pnrr e sono impegnati a livello centrale per tutta la connettività nazionale. E’ così impossibile per le Regioni usare i fondi Fesr”. Salomoni ha indicato che “i risparmi della prima gara regionale sono stati utilizzati per due bandi scuola: il primo è stato vinto da Lepida per le aree bianche; il secondo è stato impostato dal governo su tre regioni contigue e Lepida non ha potuto partecipare”.
Il consigliere del Carroccio ha chiesto se la Regione “non ritenga che nel contrasto alle diseguaglianze territoriali debba necessariamente rientrare il superamento del divario digitale” esistente tra zone urbane e Appennino. Inoltre, Facci vuole conoscere “quali e quante siano le risorse effettivamente destinate a colmare il digital divide per famiglie e imprese” in Appennino bolognese soprattutto per i comuni ancora senza connessione ad alta velocità “e quali siano i tempi previsti per le infrastrutture digitali ancora mancanti nell’appennino bolognese”.
Il consigliere ha ricordato che il mandato della Giunta Bonaccini prevede che “l’Emilia-Romagna da ‘Data Valley polo di eccellenza’ deve estendersi a diventare una ‘Data Valley diffusa’”. A oggi, continua Facci, la copertura Internet è differenziata sui territori. “Nell’area metropolitana di Bologna la percentuale delle famiglie va dal 4,5% di quelle raggiunte con una velocità inferiore a 2 Mbps al 56% che può contare su 100 Mbps”. In montagna, afferma il consigliere, “le percentuali calano in modo drastico. Ad esempio, nel comune di Camugnano 66,7% velocità inferiore a 2 Mbps”. Ci sono 6 comuni non raggiunti da connessioni superiori a 30 Mbps e le scuole della montagna bolognese raggiunte sono solo il 40% (e alcuni comuni non hanno proprio la connessione veloce) a fronte di una media regionale del 52,7% di istituti connessi in fibra con velocità 1 Gbps.
Facci ha concluso ricordando che il Pnrr prevede bandi per 3,7 miliardi relativi all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale e che in Emilia-Romagna “in relazione al primo bando pubblicato il 15 gennaio scorso, sono previsti investimenti fino a un massimo di 241 milioni e 370mila euro per la cablatura veloce di 450mila civici”. Il bando per le scuole, invece, prevede 13 milioni di euro per gli istituti di Emilia-Romagna, Marche e Umbria.
Facci ha replicato che “per la banda ultra-larga manca la pianificazione; per il programma Fesr non si può usare il miliardo di euro; nel secondo bando scuole c’è un problema. Non capisco se ci sarà l’impegno della Regione per la cablatura veloce di 450mila civici, opera legata a investimenti di 241 milioni. Insomma, per ora non ci sono soluzioni”.
(Gianfranco Salvatori)