Parità, diritti e partecipazione

Amico (ER Coraggiosa): doveroso aiutare i due giornalisti afghani perseguitati dai talebani

“La famiglia ha già subito un arresto e un cugino è stato ucciso. Nei giorni della presa di Kabul, i due fratelli sono stati costretti a cambiare casa ogni due giorni. Nelle scorse settimane hanno varcato irregolarmente i confini del Pakistan, attualmente vivono in clandestinità a Islamabad, ma non hanno un visto di ingresso e corrono il rischio di essere scoperti e rimpatriati in Afghanistan”

Il consigliere Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) interviene, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, sulla vicenda dei due giornalisti afghani (fratello e sorella), perseguitati dai talebani, che avrebbero ottenuto il nullaosta dal tribunale di Roma per la protezione internazionale in Italia (per il rilascio di un visto umanitario), ma contestualmente sarebbe sopraggiunto il veto del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

“La Farnesina- rimarca il consigliere- si oppone alla concessione del visto, chiedendo di attendere l’attivazione del prossimo corridoio umanitario, ma non c’è una data stabilita, essendo ancora in atto le riunioni preparatorie”.

“La famiglia dei due giornalisti- spiega Amico- ha già subito un arresto e un cugino è stato ucciso. Nei giorni della presa di Kabul sono stati costretti a cambiare casa ogni due giorni. Nelle scorse settimane hanno varcato irregolarmente i confini del Pakistan, attualmente vivono in clandestinità a Islamabad, ma non hanno un visto di ingresso e corrono il rischio di essere scoperti e rimpatriati in Afghanistan”.

Amico chiede quindi all’esecutivo regionale “di farsi portavoce presso il ministero degli Affari esteri per ottenere tempestivamente chiarimenti su questo diniego, verificando anche l’attuale situazione dei corridoi umanitari dall’Afghanistan”. Per il consigliere, sempre sul tema dei diritti umanitari, “è necessario conoscere quali azioni siano state intraprese dal governo per concorrere a ristabilire condizioni di sicurezza umanitaria per le migliaia di persone private dei più basilari diritti umani, a partire dalle donne e dai bambini”.

(Cristian Casali)

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