Con un’interrogazione a risposta immediata in Assemblea Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) interviene sul problema delle donne con bambini nelle strutture carcerarie. In particolare, il consigliere sollecita l’esecutivo regionale “ad avviare un confronto con le diverse amministrazioni – giudiziaria, penitenziaria e comunale – al fine di individuare misure e percorsi che consentano di evitare da subito la reclusione delle donne con bambini al seguito”. Amico chiede poi all’amministrazione regionale “di sollecitare il governo nazionale affinché definisca le competenze, le modalità e le procedure per una piena applicazione della legge 62 del 2011 (per la realizzazione di una rete di case famiglia per mamme in esecuzione penale con figli al seguito) per evitare la detenzione dei minori e rendere realmente praticabili le misure alternative, destinando, a fronte di un numero così esiguo di casi, tutte le risorse necessarie a questo scopo”. In Emilia-Romagna, spiega Amico in Assemblea, “sono 10 i bambini che nel 2020 (al 31 ottobre) sono rimasti insieme alle madri nelle carceri della regione, per un periodo di permanenza anche di oltre 30 giorni, ma nel 2019 si è arrivati a periodi di detenzione anche di 10 mesi. Nello stesso periodo è stata registrata anche la presenza di una donna in gravidanza”. Con la legge 62 del 2011, sottolinea il consigliere, “è stato innalzato da 3 a 6 anni il limite di età dei bambini che possono vivere in carcere con le proprie madri. Questa norma prevede, salvo casi di eccezionali esigenze cautelari dovute a reati gravi, la possibilità di scontare la pena in una casa famiglia protetta, dove le donne che non hanno un’alternativa possono trascorrere la detenzione domiciliare portando con sé i bambini fino a 10 anni. La legge stabilisce che il Ministero possa stipulare con gli enti locali convenzioni per individuare le strutture idonee a essere utilizzate come case famiglia protette (i servizi sociali dei Comuni sono spesso chiamati ad accompagnare le persone detenute attraverso percorsi di inclusione e inserimento lavorativo, e a maggior ragione sono coinvolti nella presa in carico di madri con prole, a cui la legge prescrive di scontare nel territorio di residenza la pena alternativa alla detenzione)”. È quindi urgente e imprescindibile, conclude Amico, “che a tutti questi bambini sia garantito il diritto all’infanzia”. “Condividiamo pienamente il principio che i bambini non devono stare in alcun modo in carcere”, replica la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein. “In regione- aggiunge l’assessora- non esiste un istituto penale femminile ma in cinque strutture carcerarie (Piacenza, Reggio, Modena, Bologna e Forlì) sono presenti sezioni femminili (a Bologna è poi in corso la predisposizione di una sezione nido)”. Schlein però precisa che “attualmente in queste strutture non sono presenti donne con minori al seguito”. E ribadisce che “la Regione tiene monitorata la situazione: continua il confronto, sul tema, con tutte le istituzioni competenti, compresi i garanti, per valutare soluzioni praticabili”. Sulla legge 62, infine, spiega che “la Regione vuole farsi parte attiva presso il governo nazionale per individuare competenze e ruoli, così come le risorse necessarie all’attuazione del provvedimento”.
21 Dicembre 2020
Diritti. Amico (ER Coraggiosa): “no a donne con bambini in carcere”; Schlein: “principio condiviso, Regione impegnata col Ministero”
La vicepresidente Schlein ha ribadito in Assemblea che “la Regione tiene monitorata la situazione: continua il confronto, sul tema, con tutte le istituzioni competenti, compresi i garanti, per valutare soluzioni praticabili”
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