Parità, diritti e partecipazione

Assemblea legislativa approva all’unanimità risoluzione contro la violenza alle donne

L’atto d’indirizzo impegna la Giunta a mettere in campo 33 azioni per il contrasto alla violenza di genere e il sostegno alle vittime, anche sul piano economico e lavorativo

Approvata a larga maggioranza la risoluzione che impegna la Regione a mettere in campo una serie di iniziative concrete, ben 33 le azioni previste, per contrastare la violenza alle donne e aiutare le vittime a riprendersi la propria vita. Una risoluzione che ha tenuto conto di molti suggerimenti avanzati dalle minoranze. A non sottoscrivere il documento è stato il gruppo di Fratelli d’Italia, che, però, ha espresso voto favorevole all’atto d’indirizzo.

Alla ripresa dei lavori dell’Assemblea straordinaria contro la violenza alle donne e prima della discussione sulla Risoluzione abbinata, è intervenuta l’assessora alle Pari opportunità Barbara Lori, la quale ha giudicato come “molto importante la giornata odierna per la globale assunzione di responsabilità sul tema”. Per l’assessore Lori i numeri dei femminicidi sono preoccupanti anche in una regione come la nostra, che ha una rete consolidata di aiuti e assistenza e “questo trend si è sostanzialmente aggravato durante il periodo Covid con la convivenza forzata tra uomini maltrattanti e donne maltrattate”.

Nel presentare il nuovo piano regionale di sostegno alle donne, l’assessore ha sottolineato come sia frutto di un lavoro molto puntuale e altamente partecipato che si muoverà su molteplici piani fra cui va sottolineata la prevenzione alla violenza, la protezione delle donne, la responsabilizzazione degli uomini violenti, il sostegno all’autonomia delle vittime e la valorizzazione del ruolo dei centri antiviolenza e che, oltre a stanziare risorse importanti, “è aperto ad ogni contributo che potrà pervenire, anche e soprattutto in giornate come questa”.

Secondo Nadia Rossi (Partito democratico) “la risoluzione era doverosa. Quest’anno abbiamo avuto numeri tragici, con 109 donne uccise dall’inizio del 2021. E le chiamate al numero 1522 sono aumentate, soprattutto durante la pandemia”. A questo si aggiunge il dato disarmante sulla disoccupazione femminile: su 101mila non occupati ben 99mila sono donne. La consigliera ha apprezzato che “la risoluzione sia un testo a cui hanno contribuito tutte le forze politiche dell’Aula. Come gruppo Pd e Regione portiamo avanti da anni il contrasto alla violenza, ma dobbiamo fare di più. L’eliminazione deve essere una priorità”. Fondamentale è il lavoro, afferma Rossi, perché se è vero che la regione è la prima per la parità, secondo la Ue, il divario delle occupate tra Nord è Sud è del 40%. “E un recente rapporto indica che nel 2020 tremila donne hanno presentato le dimissioni rispetto a quelle avanzate dagli uomini, appena 100. Le madri con figli piccoli non riescono a conciliare tempi di vita e lavoro. Se non c’è parità ci precludiamo un pezzo di futuro. Dobbiamo cambiare e uno strumento può essere la recente approvazione del Reddito di libertà. La prossima settimana daremo, nel Bilancio, una risposta molto concreta: ci sarà 1 milione per il Reddito di libertà (oltre ai 3 previsti dal governo) e un altro milione per il contrasto alla violenza di genere”.

Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia) ha detto che “occorre disegnare gli interventi che combattano questo fenomeno, ma si consideri che la violenza sulle donne impatta in modo diverso sui territori. Serve l’educazione al rispetto, alle leggi, all’educazione civica. Serve uno Stato educativo, civile e condiviso, che spesso, però, sconta visioni religiose e culturali preesistenti”. Per il consigliere sono necessari “personale preparato e linee guida standard a livello nazionale: serve una struttura che possa avviare quella complessa operazione per strappare le donne alla violenza e ridare loro una vita. Va definito un sistema valoriale. Si devono educare alla parità i più giovani e chi arriva a vivere nel nostro Paese. Inserire anche gli omosessuali e le trans può essere fuorviante: per noi la violenza va sempre combattuta”. Infine, Tagliaferri si è complimentato con “le opposizioni per aver fatto accettare alla maggioranza i nostri suggerimenti”.

Federico Amico (ER Coraggiosa) ha messo in evidenza che “il tema ci riguarda tutti. C’è ancora molto da fare, ma con il lavoro degli ultimi mesi si segna un passo in avanti: l’approvazione del piano antiviolenza, l’introduzione del monitoraggio delle azioni di parità, le valutazioni dell’impatto rispetto ai provvedimenti regionali, ci consentono di contrastare la violenza e rimuovere gli ostacoli allo sviluppo della persona”. Amico ha ricordato che la condizione della persona “tocca più aspetti: lavoro, casa, servizi sul territorio”. Sulla recidiva, il consigliere ha detto che è anche colpa della situazione delle carceri che non sempre sono adeguate al recupero dei detenuti. Infine, Amico ha ribadito la necessità di un sostegno al Reddito di libertà e alle Case rifugio.

Silvia Zamboni (Europa Verde) ha sottolineato l’importanza di questa “risoluzione unitaria”. Sul Reddito di libertà, la capogruppo ha affermato che “i fondi sono limitati e garantiscono solo 400euro al mese e in regione potrebbero accedere solo 41 donne. Io penso a un reddito di solidarietà regionale, garantendo risorse ogni anno”. Oltre all’affrancamento economico c’è quello dell’offerta di lavoro: “Purtroppo i dati Istat dicono il contrario: a ottobre ci sono stati 35mila occupati, ma solo uomini; a dicembre, su tre nuovi occupati solo uno era donna” . Infine, per Zamboni vanno aiutati, con risorse, i Centri antiviolenza.

Manuela Rontini (Pd) ha sostenuto che la risoluzione contiene “33 azioni tangibili per aiutare le donne. L’augurio è che l’Emilia-Romagna sia da stimolo per tutto il Paese. Ritengo vada accolta e sostenuta la proposta di Anci Emilia-Romagna di replicare questa giornata in tutti i Consigli comunali”. Infine, Rontini ha citato Papa Bergoglio quando, riferendosi alla violenza sulle donna, ha detto che “non possiamo guardare dall’altra parte”.

Giulia Pigoni (lista Bonaccini), che ha citato il femminicidio di Sassuolo, ha ribadito che “quello che è accaduto poteva coinvolgere chiunque, non è vero che fenomeni violenti riguardano solo donne fragili, donne che non hanno gli strumenti per difendersi”. Ha poi riferito della necessità di decifrare i segnali prima di arrivare a uno schiaffo: “Tante volte la violenza si impossessa dei nostri traguardi”. Ha anche spiegato che “non deve passare il messaggio che denunciare non serve, poiché è la prima forma di tutela”. Inoltre, ha concluso la consigliera, “la politica deve fare meglio e fare di più su questi temi, serve un’accelerazione”.

Valentina Stragliati (Lega) ha parlato di “Assemblea importante su un tema importante”. Spiegando poi che “è stato fatto un lavoro propositivo dalle opposizioni, di condivisione con la maggioranza, per arrivare a risultati concreti, dato che l’obiettivo è comune”.

Per Silvia Piccinini (M5s), che ha citato un documento della Ue, “la violenza di genere va considerato come un fenomeno di criminalità”. Che interessa, ha aggiunto, “tutti gli ambiti della società”. Ha poi riferito, sul tema, dell’importanza di diffondere il concetto dell’educazione, con “il coinvolgimento della scuola”. Anche gli enti locali, ha quindi rimarcato la consigliera, “devono ricoprire un ruolo centrale a tutela delle donne”. Ha, infine, riferito che “verranno inserite nuove risorse a bilancio dedicate a questo tema”.

A non sottoscrivere la risoluzione, pur votando in modo favorevole, è stato il gruppo Fratelli d’Italia. Michele Barcaiuolo ha spiegato la scelta politica: “Nonostante il Pd abbia recepito molte nostre istanze, noi avremmo scritto il testo in modo differente. Ad esempio, la parola femminicidio può essere condivisa da un punto di vista politico, ma non da quello giuridico. Riteniamo si debba lavorare bene sulle misure cautelari. Non so se il braccialetto elettronico sarà una soluzione, ma invito tutti a una riflessione sugli strumenti. Non dimentichiamo che esistono anche denunce strumentali nei confronti di molti uomini”. Un altro punto di disaccordo è l’impegno all’educazione sessuale per i bambini delle elementari: “Riteniamo sia compito della famiglia orientare bambini di meno di dieci anni”. Infine, Barcaiuolo ha riportato che “il 26% di questi reati è compiuto da stranieri, a fronte dell’8% della popolazione residente. E questo a causa di culture diverse e fondamentalismi religiosi. Chi arriva è ben accolto, ma deve accettare il rispetto dei nostri valori e delle donne”.

(Luca Boccaletti, Cristian Casali, Gianfranco Salvatori)

 

Parità, diritti e partecipazione