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Avs: “Il Parlamento non approvi il decreto legge sulla sicurezza pubblica”

A chiederlo è una risoluzione a firma di Paolo Trande (primo firmatario), Simona Larghetti e Paolo Burani

Il Parlamento non converta in legge il decreto legge sulla sicurezza pubblica.

A chiederlo è una risoluzione di Alleanza Verdi Sinistra a firma di Paolo Trande (primo firmatario), Simona Larghetti e Paolo Burani in cui ricorda che “il decreto-legge “Sicurezza” nel suo complesso si inserisce in un consapevole percorso di criminalizzazione e repressione del dissenso da parte del governo che, di fronte a instabilità e malcontento, al disagio sociale e alla marginalità, risponde col carcere: la direzione intrapresa dal governo è di aumentare il numero di persone detenute, estendendo ulteriormente l’ambito di intervento del diritto penale, come già dimostrato dal decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, coordinato con la legge di conversione 13 novembre 2023, n. 159 recante “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità giovanile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale” (cosiddetto D.L. Caivano)”.

I consiglieri di Avs sottolineano anche come “il testo del decreto-legge rischia solo di aggravare, senza risultati sulla sicurezza collettiva, il già precario stato di salute degli istituti penitenziari i cui tassi di sovraffollamento e l’impressionante numero di suicidi tra la popolazione ristretta
necessiterebbero invece di essere affrontati in maniera strutturale”.

Da qui la risoluzione per chiedere alla Regione di intervenire sui Presidenti di Camera e Senato per esprimere l’assoluta contrarietà al decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” e per chiedere che non venga convertito in legge.

(Luca Molinari)

La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)

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