Un impiccio burocratico risolto dal Difensore civico. E alla fine la fattura è stata correttamente imputata all’assicurazione sanitaria del paziente straniero e non alla figlia che vive in Italia. La storia è questa: una cittadina bielorussa residente in Italia, sposata con un italiano, si è vista recapitare a casa una fattura dell’Ausl Romagna di 32 mila euro. La richiesta è relativa alle spese sostenute per il ricovero, tra il dicembre 2016 e il gennaio 2017, del padre della donna nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Faenza, in conseguenza a un malore. L’uomo, residente in Bielorussia, in quei giorni in Italia con regolare visto turistico, non ha trascurato di produrre al consolato italiano la documentazione attestante la copertura sanitaria all’estero.
Per tutelare i propri diritti la donna si è dovuta rivolgere al Difensore civico regionale, Gianluca Gardini, che ha chiesto all’Ausl Romagna di annullare l’istanza di pagamento.
“Non sussiste a carico della figlia- ha spiegato Gardini- alcuna obbligazione di pagamento, in quanto non vi è alcuna disposizione normativa che autorizzi a sottoporre la richiesta di risarcimento a persona diversa dal beneficiario delle cure”. Peraltro, prosegue Gardini, “il soggetto ricoverato era in possesso di un’assicurazione sanitaria”.
A seguito della sollecitazione del Difensore civico regionale l’Ausl Romagna ha quindi provveduto a stralciare la fattura emessa illegittimamente a carico della donna.
(Cristian Casali)