“Attivare politiche, anche regionali, specifiche, con l’obiettivo di azzerare il divario retributivo di genere attraverso trasparenza salariale, incentivazione dell’occupazione femminile, soluzioni per conciliare lavoro e vita privata”.
E’ la richiesta di Giulia Gibertoni (gruppo Misto) nei confronti della giunta regionale con un’interpellanza dove ricorda che uno dei cardini del ‘Patto per il lavoro e per il clima’ regionale è la progettazione di politiche strutturali che contrastino le diseguaglianze di genere a fronte di un marcato divario salariale tra uomini e donne.
Rifacendosi anche alle direttive UE che affermano chiaramente la parità di retribuzione tra i sessi, Gibertoni sottolinea il grave divario retributivo in essere, che a livello continentale si attesta al 12,7%. Per la capogruppo “queste percentuali testimoniano il divario retributivo fra donne e uomini in termini di paga oraria ma non danno una lettura completa del fenomeno, perché non riescono a rendere in cifre la segregazione di genere a livello occupazionale, in particolare la segregazione occupazionale di tipo orizzontale (concentrazione in alcuni settori e comparti), così come i fattori culturali, legali, sociali ed economici che vanno molto oltre la mera questione di un’uguale retribuzione per un uguale lavoro”.
Gibertoni, ricordando come il divario retributivo di genere sia particolarmente pronunciato nel territorio regionale, “dove le donne under 35 hanno retribuzioni medie orarie di 15,5 euro inferiori rispetto agli uomini, mentre per le donne al di sopra dei 35 anni la forbice diventa più che doppia con un divario pari a 37 euro”, porta a esempio il reddito imponibile medio degli uomini a Bologna “che nel 2019 è stato pari a 30.276 euro contro i 21.167 euro delle donne”. Sebbene il divario tra i generi sia in diminuzione, la consigliera rimarca comunque come “aumenti con il progredire della carriera per diventare massimo al momento della pensione” e questo aspetto trova una spiegazione con il fatto che “in Italia la maternità è, ancora oggi, meno tutelata, non c’è un welfare adeguato per la donna che voglia avere dei figli e una carriera e quest’ultima è più discontinua, ed è meno probabile che a essere promossi a posti apicali sia una lavoratrice che per alcuni anni è stata assente dal mondo del lavoro, e magari è assunta part time e questo spiegherebbe anche perché il divario salariale di genere è più alto proprio nei settori in cui le possibilità di carriera sono più ampie, in cui è possibile raggiungere stipendi molto elevati, che però, appunto, rimangono appannaggio soprattutto degli uomini e, del resto, sono gli stessi settori in cui vi sono più laureati impiegati”.
Stante la situazione rappresentata, Giulia Gibertoni auspica “investimenti specifici nella formazione e una cultura più inclusiva, coinvolgimenti del più ampio numero di aziende e realtà, anche a partire da concreti impegni per i firmatari del Patto per il lavoro e per il clima, utilizzando al meglio le nuove tecnologie e la possibilità di certificazioni ad hoc”.
(luca Boccaletti)