Parità, diritti e partecipazione

Relazione su legge per la parità: durante la pandemia sono aumentati i casi di violenza sulle donne

Presentato il bilancio del triennio 2018-2020. Diversi i miglioramenti, ha detto l’assessora Mori (Pari opportunità), ma restano alcune criticità. Coinvolte 8 direzioni generali e la presidenza della Regione. Più case rifugio e nuovi centri per uomini maltrattanti

E’ stata presentata in commissione Parità, presieduta da Federico Amico, la relazione sulla “Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere”. Il presidente Amico ha riferito che si stanno studiando momenti di approfondimento con altre commissioni, dato che il tema della parità di genere è trasversale rispetto a vari settori della società.

A presentare la relazione, che analizza il triennio 2018-2020, è stata l’assessora alle Pari opportunità, Barbara Lori. “Il percorso partecipato è stato lungo -ha affermato- e ha toccato ambiti discriminatori del mondo femminile: dalla rappresentazione della donna nei media, alla violenza di genere, alle donne elette, alla cooperazione internazionale, alla condivisione della responsabilità di cura, al benessere femminile. Questa seconda clausola evidenzia la progressiva capacità di questo lavoro che coinvolge diversi assessorati”.

Nel lavoro sono state coinvolte tutte le direzioni generali e gli istituti di garanzia. La relazione è stata realizzata con l’Area integrazione del punto di vista di genere e ha  sollecitato riflessioni sul genere e sulla cultura delle differenze. “Sono state individuate specificità -ha detto Lori- che hanno stimolato azioni di competenza di 8 assessorati oltre alla presidenza della Giunta, 16 cambiamenti del Defr e del programma di mandato. Questa è una ricchezza e richiede il coordinamento delle politiche di diversi settori, di cui la legge prevede strumenti. I due principali sono l’Area integrazione delle politiche di genere e il Tavolo permanente per le politiche di genere”. Il primo individua i luoghi di confronto fra diversi servizi (uno degli strumenti è il bilancio di genere e piano integrato, poi c’è la relazione). Il secondo è stato istituito nel 2017 e, di recente, si è organizzato in sottogruppo tematico e come primo risultato fornisce gli input che si trovano nel Patto per il lavoro e il clima.

E’ imminente, ha annunciato l’assessora, “un nuovo piano di contrasto alla violenza con ulteriori misure. Quello precedente è stato rendicontato e ha visto progetti formativi, i dati dell’Osservatorio sulla violenza di genere, l’elenco regionale dei centri antiviolenza organizzati in una rete regionale, i fondi assegnati ai centri antiviolenza e alle case rifugio”. I bandi, esauriti in due settimane, del Fondo per l’imprenditoria femminile hanno dato un grande risultato, con 116 imprese finanziate: 76 domande finanziate e sostenute finanziariamente sul fondo del microcredito e 40 progetti più consistenti finanziati con il fondo Starter.

L’assessorato ha presentato le linee del mandato 2020-2025: nuove risorse e strategie di partecipazione; presidio dei percorsi di uscita dalla violenza subita durante la fase della pandemia; aggiornamento degli strumenti operativi.

Dalla relazione sono emerse le strategie per la partecipazione delle donne alla vita pubblica. Nel 2018, è andato a regime l’Osservatorio per il contrasto alla violenza di genere. “Questo -è stato spiegato- risolve la criticità precedente della raccolta dei dati sulle violenze e fornisce quelli sui centri per uomini maltrattanti. Durante il Covid, le violenze sono aumentate e nel 2020 ci sono stati 9.500 contatti nei centri antiviolenza contro gli 8.100 del 2019. Nel triennio, è stato anche promosso l’impegno della Fondazione vittime di reato: su 94 istanze accolte sono stati erogati sostegni a 60 casi per 373mila euro”. La Rete antiviolenza, nel 2020, contava su 22 centri, 44 case rifugio e 16 centri per uomini maltrattanti.

Nel 2021, i centri antiviolenza sono rimasti invariati ma sono aumentate le case rifugio, 47, e in 3 Asl – Ferrara, Piacenza e Reggio Emilia – sono nati centri “liberiamoci dalla violenza” per uomini che maltrattano. In tre anni sono stati formati operatori e operatrici di servizi sanitari, assistenti sociali, centri antiviolenza, ma anche giornalisti, forze dell’ordine e altri. I finanziamenti sono stati cospicui: un bando è stato rivolto alle scuole e uno più recente, “donne e lavoro”, sostiene l’accesso delle donne all’occupazione, alla qualificazione e a ruoli impegnativi.

E’ migliorata la rappresentanza, con donne titolari di cariche politiche in tutti i livelli. In alcuni casi il Difensore civico è intervenuto presso gli Enti locali per far rispettare la legge. E questo anche nelle società controllate. Altre iniziative hanno riguardato la formazione online sul linguaggio di genere per i dipendenti della Pubblica amministrazione.

La Medicina di genere e la salute hanno visto attivo il coordinamento regionale, con la mappatura, e i laboratori regionali, che hanno realizzato programmi di screening della diagnosi precoce del tumore al seno, vaccinazione papilloma virus, vaccinazione antinfluenzale delle donne in gravidanza, vaccinazione contro la rosolia congenita. C’è poi l’assistenza a nascita e post nascita ed è stata rafforzata la tutela del diritto alla buona nascita.

Nello sport, invece, “c’è molto da fare, perché la partecipazione delle donne è inferiore di 10 punti rispetto a quella degli uomini”. Inoltre, si sono svolte azioni specifiche in vari Paesi esteri per promuovere la partecipazione delle donne nella vita pubblica e si è posta attenzione alla fragilità.

I punti critici registrati hanno portato alla necessità di integrazione e coordinamento fra settori. Vanno raccordati i sistemi informativi e sulla sanità c’è la necessità di maggiore informazione sui disturbi dell’alimentazione. Per gli accessi al 118 di donne vittime di violenza, è stata migliorata la raccolta dei dati e la diagnosi.

Valentina Stragliati (Lega) ha affermato che “tanto è stato fatto, ma tanto resta da fare per dare più opportunità alle donne. Ci sarà la parità quando le donne potranno conciliare vita e lavoro. Anche nell’evoluta Emilia-Romagna molte donne oggi rinunciano alla carriera per seguire i figli. A livello sociale, è vero che le donne hanno più opportunità: politica, lavoro, studio università. La parità non ritengo sia determinata da sostantivi o aggettivi declinati al femminile. Forse non sono sufficienti le case rifugio. I Centri per gli autori di reato sono una realtà che si conosce meno. Chiedo l’audizione di operatori di questi centri per conoscere il loro lavoro”.

Secondo Roberta Mori (Partito democratico) dalla relazione emerge “una prima osservazione: da ciò che all’inizio della legge sembrava ridondante oggi sono nati strumenti di lavoro trasversali per i vari assessorati. Gli strumenti del sistema paritario sono attuali, vanno certo rafforzati nel coordinamento, ma sono utili. Importante è anche la valutazione delle azioni svolte. La relazione ci restituisce la validità di un approccio olistico. Va considerata la centralità della persona, per evitare di fare provvedimenti segmentati che possano strappare un titolo sui giornali senza, però, fornire un quadro d’insieme. Questa legge quadro è attuale”. Per Mori, si vede “il lavoro impegnativo sul contrasto alla violenza di genere. Cerchiamo di consolidare la rete, approfondire le competenze in campo e anche dei centri per uomini maltrattanti. Libera scelta è quando non devi essere costretta a decidere tra lavoro e cura dei figli, ma devono esistere le condizioni perché tu possa scegliere”. Poche, conclude Mori, le risorse investite.

Per Simone Pelloni (Lega) “alcune azioni della Regione (vedi Fondo per imprenditoria femminile) si inseriscono sull’efficacia delle politiche di genere. Il periodo di Covid non ci dà una situazione rosea: donne più penalizzate rispetto agli uomini, più donne hanno perso il lavoro, più donne giovani con meno istruzione, sono più le donne senza lavoro a causa della chiusura di aziende, più donne non cercano lavoro, più donne hanno usato lo smart working emergenziale per seguire la casa e i figli, più donne hanno chiesto sostegno per l’assistenza dei minori. E questa credo sia una carenza della norma: sì alla libertà di scegliere tra figli e libertà di avere un lavoro”. Pelloni ha detto che “il Fondo di 1 milione di euro è insufficiente per colmare il gap. Occorre intervenire sul fisco, rendere conveniente l’assunzione delle donne. Un altro dato sconfortante riguarda le 142 donne che non è stato possibile inserire in case di comunità (contro le 92 dell’anno prima) quando ci sono 5mila appartamenti Erp sfitti, in attesa di essere ristrutturati. Non ritengo raggiunto l’obiettivo della parità”.

Il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Davide Baruffi, ha sottolineato “che la sollecitazione alla presidenza viene dal lavoro trasversale di ricognizione che prosegue in altre commissioni e verifica gli obiettivi. Le criticità elencate da Pelloni sono oggettive, ma sono nella programmazione della Regione (Bilancio, sviluppo e coesione). Riconosciamo quei problemi e ci impegniamo per rimuovere ciò che crea squilibri, per recuperare il terreno perduto in pandemia. Oggi abbiamo un patrimonio informativo molto ricco su cui lavorare. Da approfondire il tema delle risorse. L’impegno è di affiancare a questo lavoro, ascolto e attenzione”.

Il presidente Amico ha giudicato positivo “aver sostenuto e implementato i fondi per case rifugio, l’integrazione al reddito di libertà (nel 2022), i fondi per l’imprenditoria femminile. Concordo sugli obiettivi di programmazione europea orientati verso la parità. Si deve approfondire il 2020 per avere un cruscotto che ci dia il risultato dell’impatto su misure successive. Sull’audizione di chi lavora nei centri per uomini maltrattanti vediamo di capire quali proposte ci sono a livello nazionale e quali sono quelle della Regione”.

(Gianfranco Salvatori)

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